Villa, l’erosione costiera fa paura. Case distrutte dal mare a Cannitello
La colpa non è solo del mare. Un disastro creato anche dall’uomo, come spiega Sergio Ruffo presidente del comitato difesa costa di Cannitello
L’erosione costiera è un fenomeno naturale che sta mettendo in serio pericolo buona parte della costa reggina ma in alcune zone, come accade a Villa San Giovanni, la colpa non è solo del mare. Un disastro creato anche dall’uomo, come spiega Sergio Ruffo presidente del comitato difesa costa di Cannitello.
La denuncia
«Siamo in un limbo di terra magnifico, nel cuore dello Stretto di Messina ma quello a cui si assiste è uno spettacolo disastrato. Siamo in un’area dove, fino a qualche anno fa si poteva godere di 30/40 metri di spiaggia e, invece, adesso ci troviamo con l’acqua sotto i piedi, con le casa distrutte e senza spiaggia, il tutto a causa non solo dell’erosione naturale ma, soprattutto, di un opera, che risale a una dozzina di anni fa, realizzata in modo improprio».
Sergi fa riferimento al posizionamento dei massi che avrebbe dovuto proteggere il litorale dalla furia del mare e che, invece, sta accelerando il percorso erosivo naturale.
L’opera
«L’opera è stata appaltata dal genio civile delle opere marittime di Reggio Calabria – spiega Sergi – e poi proseguita dall’ex Provincia. Adesso si può solo rivedere tutta la progettazione e, considerando che l’opera è stata sospesa per mancanza di fondi, è necessario mettere in sicurezza proteggere le case che, ormai, sono sprovviste sia della spiaggia che di un minimo di barriera. Settimana dopo settimana il processo erosivo continua e i segni sono visibili e sotto gli occhi di tutti ed è sufficiente una piccola mareggiata per creare grossi danni».
I segni delle ultime mareggiate sono drammatici, della spiaggia non è rimasto quasi nulla e quello a cui si assiste è uno spettacolo che lascia poco da sperare.
Un’opera che se conclusa avrebbe dovuto proteggere quel litorale, invece, rimasta monca per anni ha finito per accelerare un percorso di erosione già avviato, complice il mancato apporto da parte dei torrenti quasi del tutto ostruiti.
Il comitato continua la sua battaglia a difesa del litorale e lo sta facendo anche attraverso una petizione popolare con la quale viene richiesto un sostegno per sensibilizzare enti ed organi competenti ad intervenire su tre fronti: evitare che ai danni provocati se ne sommino altri (con dissipazione di economie ed energie), valutare ipotesi d’intervento che abbiano una visione territoriale ampia e lungimirante, sollecitare azioni di coinvolgimento degli stakeholder (imprese, associazioni) come parte integrante delle gestioni di progetto.
La petizione
«Il complesso ecosistema naturale e antropico dello Stretto di Messina è stato “aggredito” nel tempo senza una visione di sistema generale, creando problemi che si sono accumulati e risolti in maniera parziale e inadeguata, spostando a monte o a valle i problemi stessi. Tra questi è di primaria importanza l’erosione costiera che ha visto parzializzare gli interventi dichiarando una cecità politica e ambientale.
Lo Stretto di Messina è un vero e proprio territorio, né jonico né tirrenico ma riconosciuto dalle carte nautiche esattamente con questo toponimo. Un territorio unico con specificità che gli sono proprie (sociali, antropiche, ambientali, ecosistemiche) e sulle cui coste sono evidenti emergenze che appartengono ad una struttura storica che ha resistito alle alterazioni dovute ad errori e inadeguatezze.
Gli studi collegati alla realizzazione del sistema stabile di attraversamento di questo braccio di mare hanno evidenziato, appunto, la sua fragilità geologica e ambientale accompagnata da azioni umane che, nel XX secolo e a ridosso della ricostruzione dopo il secondo conflitto mondiale, non hanno agevolato un giusto approccio alla più generale questione della relazione tra uomo e ambiente.
Sui bordi di questa pianura azzurra, l’abitato di Cannitello (la cui struttura fondante è stata ricostruita “dov’era, com’era” dopo il disastroso terremoto del 28 dicembre 1908), comune autonomo fino al 1927, rappresenta l’elemento più fragile e delicato in tutto l’ambiente dello Stretto di Messina, per un carattere di impianto originario, riproposto dai sopravvissuti al sisma, simile ad altri fino agli anni ’80, oggi unico.
La costa, negli ultimi quarant’anni è stata disseminata di barriere e pennelli a protezione degli abitati. Diverse località sulla costa sicula e calabra avevano la medesima caratteristica: case con una relazione diretta con il litorale sabbioso, senza interposte infrastrutture (strade, ferrovie, barriere marine). Tra questi sistemi abitati Cannitello era il più ampio e con un fronte spiaggia di diverse decine di metri.
Pensiamo, confortati da dati e ricerche, che la natura di questo sistema territoriale abbia bisogno di visioni di ampio respiro e lunga durata, non legate alle tornate elettorali, e Cannitello oggi rappresenta il luogo (unico, addirittura sulla costa calabra) su cui sperimentare un approccio organico e scientifico di ridefinizione dell’ambiente naturale e di formazione culturale delle generazioni future».