giovedì,Aprile 18 2024

Regione dello Stretto, Chizzoniti scettico sull’idea di Perna e Castrizio

I dubbi dell'ex consigliere regionale sulla proposta che ha riaperto un confronto sulla conurbazione dell'area dello Stretto

Regione dello Stretto, Chizzoniti scettico sull’idea di Perna e Castrizio

«Con riferimento ai recenti interventi afferenti le problematiche connesse alla costituzione della “Regione dello Stretto” del 3 (Perna-Castrizio) e 5 (Dieni-Ripepi) febbraio dell’anno andante, mi torna particolarmente doveroso esprimere il più vivo e rispettoso compiacimento a chi, quanto meno, ha riaperto un confronto su un tema “rivoluzionario”, di fondamentale centralità e rilevanza per le Città di Reggio e Messina».

Ad affermarlo in una nota stampa è l’ex consigliere regionale Aurelio Chizzoniti. «Devo sottolineare che – prosegue – si omette il benché minimo, e non meno doveroso, richiamo alla nutrita equipe di politici reggini (Gaetano Cingari, Piero Battaglia, Tommaso Rossi, Giuseppe Reale, Rocco Minasi, e, quindi, Nello Vincelli, Ludovico Ligato, Franco Quattrone, Michele Musolino e Nanà Licandro) che da oltre cinquant’anni, con coraggio e passione, si sono avvicendati affrontando, esaminando e studiando il delicatissimo interrogativo. Alle stesse tematiche dimostrarono autentico interesse anche Giacomo Mancini, Giovanni La Manna, Riccardo Misasi, Antonio Guarasci e Mario Casalinuovo».

Secondo Chizzoniti «La fonte genetica della “Regione dello Stretto”, Aldo Varano la identifica cognita causa in una monografia, dal titolo “La Calabria” (UTET), pubblicata nel 1965 da Lucio Gambi “un romagnolo dalle cui pagine emerge un grande amore per la Calabria e per i suoi abitanti”, nella cui introduzione esprime gratitudine a due grandi concittadini: Rosario Villari e Gaetano Cingari. Nacque così il mito reggino della regione “Aspro-Peloritana”, che, con tutto il rispetto per chicchessia, non è stata inventata nel febbraio dell’anno in corso, ma, senza disturbare il tiranno dello stretto Anassilao, risale ad almeno cinquant’anni or sono (suum cuique tribuere – riconoscere i meriti degli altri), quando politici di elevato spessore si occuparono della stessa, evidenziando all’unisono come la città di Reggio mai si è “riempita” della sua provincia».

«Ma, al contrario – prosegue Chizzoniti – la stessa è stata sempre sicilianizzata, svuotandosi verso la dirimpettaia Messina, quotidianamente frequentata (ancora oggi) da migliaia di studenti universitari e cittadini reggini, attratti dal porto commerciale, nucleo industriale, solide aziende, negozi ben forniti, mete tutt’ora quotidiane e gradite da parte di cittadini reggini, villesi e non solo. Purtroppo, la prospettiva della conurbazione e della regione dello stretto, si è drasticamente allontanata, così come sempre più distante, appaiono, mezzo secolo dopo, le città di Reggio e Messina».

In quest’ottica, l’idea referendaria circoscritta alla città di Reggio per il penalista «sfugge al progetto della conurbazione della quale a Messina non si è mai registrata qualsivoglia incoraggiante fibrillazione emotiva. Invero, “subendo”, sul punto, con glaciale e scoraggiante distacco la mitologia prettamente reggina dell’area dello stretto, che oggi, più che proiettata in un prossimo futuro, anche fragile, a mio modestissimo modo di vedere, appare incastonata in un passato ormai irraggiungibile, cui ci si può rivolgere soltanto con un accorato, per altro inappagabile, vagheggiamento».

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