giovedì,Aprile 18 2024

Un depuratore a Favazzina? Galante non ci sta: «Viola la legge». E arriva la protesta

Il promotore della petizione critica l'idea della commissione prefettizia di Scilla e ritiene che il progetto dell'impianto sia fuori dai dettami normativi

Un depuratore a Favazzina? Galante non ci sta: «Viola la legge». E arriva la protesta

«Risale al non lontano mese di gennaio l’ultima denuncia di un comitato spontaneo nato al fine di denunciare l’assoluto abbandono delle istituzioni a fronte di due mareggiate  quella del 23 dicembre 2019 preceduta da un’altra dieci giorni prima; “Favazzina oggi è balzata alle cronache per via della mareggiata del 23 dicembre 2019, preceduta da un’altra dieci giorni prima che ha portato via gli ultimi lembi di spiaggia rimasta fino ad ora, scavando fino alla base i muri di cinta di alcune abitazioni, portando via alcune strade litorali, che erano essenziali, sconvolgendo, in definitiva, un territorio che dalla sua spiaggia traeva ristoro estivo e l’unico sostentamento economico.”

Pertanto sarebbe lecito pensare ad un investimento progettuale definitivo, supportato da uno studio tecnico importante, a tutela della salvaguardia delle meravigliose coste della frazione». Così pensavano i membri del comitato spontaneo della splendida frazione tirrenica che, però, oggi devono fare i conti con quella che definiscono una “beffa”.

«Sta succedendo che a Favazzina – afferma l’ingegnere Giuseppe Massimo Galante, promotore della petizione popolare – rinomata località turistico-balneare, frazione del comune di Scilla, comune sciolto per infiltrazione mafiose e gestito da una Commissione Straordinaria, si stia per realizzare un’opera fuori da ogni dettame normativo e che se realizzata, può essere la causa di una sicura, lenta agonia della bellissima località balneare. La terna prefettizia  supportata dal Responsabile dell’Ufficio Tecnico, nonché RUP dell’Opera, Arch. Bruno Doldo, sta avallando la realizzazione di un nuovo impianto di depurazione posto a 25 metri dal nucleo abitativo centrale. L’impianto che si vorrebbe realizzare in spregio a quanto disposto dalla specifica normativa nazionale che regolamenta questa tipologia di impianti legge 10 maggio 1976, n. 319, recante norme per la tutela delle acque dall’inquinamento (G.U. n. 48 del 28 febbraio 1977) e della deliberazione del Comitato dei ministri per la tutela delle acque dall’inquinamento del 4 febbraio 1977, avente ad oggetto – Criteri, metodologie e norme tecniche generali di cui all’art. 2, lettere b), d) ed e), della predetta legge, finanziato con soldi “POR Calabria 2014/2020 Azione 6.3.1.” ovvero “patto per lo Sviluppo della Regione Calabria-Programma degli interventi nel settore della depurazione in relazione alla Direttiva 91/271/CEE”, è l’ennesimo esempio di come i fondi della comunità europea vengano pianificati male, ed utilizzati peggio dagli enti locali con progetti improvvisati, sovradimensionati che non tengono conto della realtà locale del territorio.

Non solo, a parte le evidenti responsabilità tecniche ed amministrative, che ledono il diritto amministrativo, il diritto della proprietà privata, il diritto della salute, e per chi ama la frazione di Favazzina il diritto alla bellezza, c’è il serio rischio che, vista la conflittuale procedura incardinata, si possa perdere il finanziamento procurando anche un danno erariale per il comune e la comunità locale che ne avrebbe beneficiato. Evasive e fumose sono le osservazioni del Responsabile del Procedimento, Arch. Bruno Doldo, le prescrizioni tecniche della Regione, da lui citate, non sono vincolanti sull’ubicazione ma solo sulle caratteristiche dimensionali e tecniche dell’impianto che comunque è soggetto alle prescrizione previste dalla normativa nazionale. I proprietari delle aree, seguiti da un noto studio reggino, hanno già presentato le loro osservazioni e formale diffida legale a procede, è stata inoltre, presentata, alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria un esposto-denuncia ai sensi di legge, e nel giro di 48 ore l’intera comunità di Favazzina, già provata dalle mareggiati invernali che hanno distrutto la spiaggia,  ha già sottoscritto con oltre duecento firme una petizione popolare ai sensi dell’art. 34 dello Statuto del Comune di Scilla affinché vengano rispettati le normative nazionali e si individui un area che abbia una fascia di rispetto di 100 metri dalle abitazioni esistenti. Sicuramente anche questa, sarà una futura battaglia del  comitato che oltre a salvare le spiagge di Favazzina vorrà tutelare ogni altro aspetto che riguardi la bellezza e la salute del paese. Riteniamo che il confronto il dialogo e la corresponsabilità, ognuno per le proprie competenze, possa risolvere positivamente la nascitura vertenza.

 L’appuntamento quindi, a lunedì tredici luglio in località a Favazzina  frazione “Don Pietro”, dove a attende i tecnici incaricati dal comune per le indagini geologiche, ci saranno i proprietari dei terreni assisti dai loro legali per impedire ulteriori abusi amministrativi, ma anche gran parte della comunità di Favazzina che pretende il rispetto della legalità e che vuole preservare dallo scempio della cattiva gestione amministrativa la bellezza di una frazione che tante persone ha fatto innamorare.

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