giovedì,Aprile 25 2024

Discarica di Melicuccà, chiesta da Legambiente la bonifica della zona

I circoli dell'area metropolitana si appellano alle istituzioni competenti. Pronto un documento

Discarica di Melicuccà, chiesta da Legambiente la bonifica della zona

Una attenta e inappuntabile disamina dei molteplici eventi che hanno interessato, fino al paventato sbocco attuale, la lunga storia della discarica di Melicuccà è contenuta nel documento che i Circoli Legambiente della Città Metropolitana nei giorni scorsi hanno inviato a tutte le Istituzioni che, per diversi aspetti, hanno competenza sull’ opera tornata, in questi ultimi tempi, di controversa attualità.

Nel corso degli anni Legambiente Calabria e i suoi Circoli territoriali si sono impegnati fattivamente per denunciare e contrastare con tutti i mezzi democratici possibili una scelta localizzativa già in origine sbagliata con particolare riferimento ai danni ambientali, economici e sociali conseguenti la sua eventuale realizzazione. Un vero e proprio “sito impossibile” venne a giusta ragione definito quello individuato nel 2009 (cioè un’area adiacente alla vecchia discarica comunale, in località “La zingara”) dall’ufficio del Commissario Delegato per l’Emergenza Rifiuti della Regione Calabria, d’intesa con l’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria ed il Comune di Melicuccà.

Fu proprio un esposto-denuncia di Legambiente Calabria, presentato nel 2011 presso la Procura della Repubblica di Palmi, a dare avvio al procedimento giudiziario che portò nel 2013 al sequestro probatorio della discarica da parte della Procura della Repubblica di Catanzaro e nel 2014 al Sequestro Preventivo del sito della nuova discarica, i cui lavori erano stati frettolosamente avviati, da parte del Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Catanzaro. Tali provvedimenti facevano preciso “riferimento alla mancata bonifica della discarica ivi esistente, alla realizzazione del nuovo impianto in maniera difforme dai progetti e dalle prescrizioni del V.I.A., alla presenza di falde acquifere contaminate ed altro”.

In sostanza l’inadeguatezza del sito e le relative problematiche, causa di gravi danni ambientali e paesaggistici, denunciate ripetutamente da Legambiente, venivano confermate sia dalla Consulenza Tecnica, redatta dal Geologo Carmine Nigro su incarico del P.M., sia dalle indagini del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Reggio Calabria. Quest’ultimo arrivava seccamente e amaramente a concludere nella nota informativa: “È quantomeno spregevole che per garantire un breve lasso di tempo di ‘normalità’, sempre che così possa essere chiamato il sistema di raccolta RSU calabrese, sia stato deciso di sacrificare l’incolumità di un gruppo di cittadini compreso nei territori dei Comuni di Bagnara, Palmi, Sant’Eufemia d’Aspromonte e Melicuccà, che già da tempo sta subendo gravi conseguenze, visto che, come descritto nella relazione tecnica, oramai il territorio limitrofo alle discariche della località La Zingara è altamente inquinato. Circostanza, questa, che ha determinato il concretizzarsi del disastro ambientale che da tempo, e per il futuro, avrà inevitabilmente ripercussioni sulla salute dei cittadini e sull’ambiente”.

In seguito a questi atti ufficiali che confermavano tutti i dubbi di ambientalisti, organizzazioni sindacali e cittadini, già nel 2015 Legambiente chiedeva, nel corso di un incontro ufficiale alla Regione Calabria la chiusura definitiva della discarica e un intervento urgente di messa in sicurezza e bonifica, di tutta l’area interessata, dagli inquinamenti causati dallo stoccaggio illegale di rifiuti e dal percolato sottostante che, negli anni, ha contaminato le falde acquifere, rilasciando metalli pesanti e benzene con valori superiori alla norma. Circostanze confermate nel Piano di Caratterizzazione Ambientale del 2018, propedeutico al progetto di bonifica del sito.

Con l’Accordo di programma “Per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica di aree inquinate nel territorio della Regione Calabria” – sottoscritto alla fine del 2018 tra il Ministero dell’Ambiente e la Regione – è stato attivato un finanziamento di 15.000.000 euro per gli “interventi di bonifica dell’area ospitante la discarica di rifiuti non pericolosi e completamento dei lotti funzionali della realizzanda discarica sottoposta a sequestro giudiziario, sita in Località La Zingara nel Comune di Melicuccà”.

Legambiente mette in rilievo come allo stato attuale si stiano, sconsideratamente, utilizzando i 3.450.000,00 euro per la realizzazione del 2° lotto di discarica – il cui progetto, peraltro, è stato redatto in base ad una documentazione incompleta che evidenziava soltanto alcune criticità del sito -, ma, paradossalmente, non ancora gli 11.550.000,00 euro per gli interventi di bonifica e messa in sicurezza, prioritari e urgentissimi, di cui ancora non esisterebbe nemmeno un progetto.

Tutto ciò peraltro avviene in deroga alla Valutazione d’Impatto Ambientale e all’Autorizzazione Integrata Ambientale, cioè alle norme vigenti a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, accentuando le condizioni di rischio del comprovato danno ambientale e delle sue conseguenze, aggravate dalla decisione di dare precedenza all’utilizzo della discarica piuttosto che alle operazioni di bonifica.

Se, nella fase di Emergenza Rifiuti della Regione Calabria (stabilita con eccezionale provvedimento governativo), al Commissario Delegato del tempo era data dalla normativa emergenziale la facoltà di superare alcune cause ostative per la scelta del sito e derogare rispetto alla legislazione vigente, questo in regime ordinario non è né possibile né legale.

Del resto – osserva ancora Legambiente – dalle notizie di stampa e da sopralluoghi effettuati dai tecnici volontari della nostra Associazione, i lavori del cantiere, che dovevano essere già conclusi secondo il cronoprogramma, sono in forte ritardo e si susseguono le diffide da parte della Città Metropolitana alla Ditta appaltatrice, che sembra abbia dovuto affrontare sia difficoltà organizzative del cantiere, ma soprattutto il difficile prosciugamento propedeutico agli interventi di adeguamento della vasca della discarica. Questi, in gran parte prevedibili, “incidenti di percorso” non fanno altro che allontanare la prospettata “rapida” soluzione “messianica” a una emergenza del sistema rifiuti che è la più lunga registratasi in Calabria. Per non dire del presunto raggiungimento dell’autosufficienza dell’ATO 5 di Reggio Calabria, sbandierato più volte come traguardo prossimo dai nostri amministratori.

Nel dettagliato documento inviato alle varie Autorità, Legambiente, sfatando un altro teorema diffuso “a buon mercato”,  dimostra inoltre come la destinazione finale nella discarica di Melicuccà risulterebbe impossibile – per le ecoballe giacenti a Sambatello, ma anche per eventuali altri rifiuti raccolti in emergenza e non caratterizzati e pre-trattati – poiché la normativa impedisce lo smaltimento in discarica di rifiuti urbani “tal quali”, rendendone di fatto obbligatorio il trattamento preliminare.

Siamo una Associazione – tengono a sottolineare i Circoli Legambiente Città Metropolitana – che nei fatti si è sempre dimostrata attenta ai problemi che i Comuni e, nel caso specifico, il Comune di Reggio Calabria e la Città Metropolitana, sono chiamati ad affrontare. Non ci lascia certo indifferenti, al di là del giudizio duro su metodo e risultati, l’impegno gravoso per risolvere quella che si palesa ancora una volta come una emergenza infinita. Purtroppo, va anche detto, si è lasciato che questa diventasse, ancora una volta, normalità, poiché, dopo tanti proclami, non è stata perseguita in tutti questi anni quella cosiddetta “via d’uscita” più volte annunciata e una nuova e moderna organizzazione dell’intero sistema.

Rifuggiamo anche, pur potendolo fare, dalla cultura dell’“avevamo detto” o del “se ci avessero dato ascolto” ma, pur attenendoci alla drammatica realtà attuale, non possiamo, neanche, nel modo più assoluto avallare soluzioni sbagliate, del tipo “Melicuccà a qualsiasi costo”, fondate su palesi “forzature” che determinerebbero solo gravi conseguenze all’integrità di preziosi territori, alla salute di popolazione di un vasto hinterland e alla già fragile economia locale prevalentemente agricola. Né crediamo che il “fuori dalle balle”, che riteniamo urgente e indispensabile per Sambatello, debba avvenire semplicemente trasferendo l’ingombrante e velenoso “collo” di qualche chilometro.

I Circoli metropolitani di Legambiente, facendo proprie, dunque, quali portatori di interessi collettivi, anche le preoccupazioni e le istanze espresse pubblicamente da numerose associazioni e rafforzati dall’interlocuzione con gruppi di abitanti dei luoghi direttamente coinvolti, hanno chiesto, in ultimo attraverso il documento inviato, alle autorità competenti, di procedere subito alla messa in sicurezza e alla bonifica del sito, come, del resto, previsto dall’Accordo di Programma, prima citato, che finalizza il finanziamento alla priorità degli interventi di bonifica e messa in sicurezza.

Inoltre – ammesso e al momento non concesso che a bonifica conclusa, superati tutti i gli ostacoli tecnico – legali, si possa realizzare sulla stessa area un nuovo sito di discarica nel rispetto delle normative e dei regolamenti vigenti, degli studi e delle indagini propedeutiche e delle autorizzazioni necessarie – Legambiente ha chiesto che, comunque,  venga riaffermato in modo inequivocabile, quale tipologia di rifiuti si prevede di conferire nell’impianto, si espliciti la tecnica e il sito in cui dovrà avvenire un eventuale, indispensabile, pretrattamento e che venga comunicato se la gestione della discarica verrà affidata ad impresa pubblica o privata. Infine, nel quadro di una visione di citizen science, intesa come base di democrazia e mezzo per recepire proposte ed esigenze d’interesse collettivo e attenuare i possibili conflitti, Legambiente chiede al Commissario delegato e alla Città Metropolitana di riconoscere formalmente l’interlocuzione con una commissione, istituita a livello di volontariato, composta da tecnici esterni delegati dalle associazioni del territorio. La finalità è che la Commissione possa, anche attraverso l’accesso concordato e consentito all’area cantiere, acquisire informazioni più dirette mettendoci “gli occhi dei cittadini” a garanzia del rispetto dell’ambiente, della salute e della sicurezza delle popolazioni locali.

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