mercoledì,Aprile 24 2024

Parco d’Aspromonte, dove la sostenibilità turistica abbraccia la valorizzazione del territorio:

Nasce il primo corso di formazione turistica multidisciplinare, come azione stabilità dalla CETS, la Carta fortemente voluta dal presidente del Parco Aspromonte Leo Autelitano

Parco d’Aspromonte, dove la sostenibilità turistica abbraccia la valorizzazione del territorio:

di Daniela Pellicone – Dicono che in Calabria non ci sia niente, che la nostra sia una “terra” irrecuperabile. Intere generazioni hanno fatto credere ai loro figli che da questa regione sarebbe stato necessario andar via una volta finiti gli studi. Fortunatamente, in questo posto c’è qualcuno che ci crede e crede che il modo migliore di favorirne la rinascita sia proprio farlo conoscere, ma per raccontare le sue bellezze, bisogna che i suoi stessi abitanti se ne facciano portavoce e, in primis, quelli che accolgono e ospitano gli ancora troppo pochi turisti che fanno della Calabria Ulteriore la loro meta.

A informare e formare gli operatori del settore turistico e i cittadini che vogliono conoscere le bellezze del luogo in cui viviamo sta provvedendo l’Associazione Guide Ufficiali del Parco Nazionale dell’Aspromonte, presieduta da Luca Lombardi, che, su incarico dell’Ente Parco, ha organizzato il primo corso di formazione turistica multidisciplinare, come azione stabilità dalla CETS, la Carta Europea del Turismo Sostenibile, fortemente voluta dal presidente del Parco Aspromonte Leo Autelitano, che vuole coniugare la sostenibilità turistica con la valorizzazione del territorio: è un progetto interessantissimo che vuole favorire l’interazione di tutti i soggetti che operano nell’ambito turistico, coloro che si occupano della biodiversità nelle aree protette, i cittadini che vogliono approfondire e divulgare la loro conoscenza sui borghi e sui tesori del cuore pulsante della nostra regione: l’Aspromonte. Immaginate adesso che tutti gli albergatori, i gestori di b&b, di case vacanze e i ristoratori che hanno un’attività sulla costa (che ad oggi è la zona che più attrae il turismo) siano in grado di raccontare ai loro avventori le meraviglie che si celano nell’entroterra calabro, che gli parlino di Ferruzzano Superiore, del borgo antico di Palizzi, della cattedrale di Santa Maria de’ Tridetti, che gli raccontino che a Stilo, oltre la Cattolica, vi sono i ruderi di un castello normanno.

Immaginate che un turista venga qui per trascorrere una tranquilla settimana al mare e poi finisca per innamorarsi tra le vie dell’oramai deserto borgo di Africo vecchio. Immaginate le facce sorprese di chi si aspetta che qui sappiamo parlare solo uno strano marcato dialetto e poi scopre che qualcuno a Bova, e soprattutto a Gallicianò, parla ancora come quei greci che approdarono sulla nostra costa qualche millennio fa. Io queste cose le immagino tutte mentre i relatori del corso parlano, mentre l’archeologa Roberta Eliodoro e Giuseppe Battaglia ci raccontano la storia e la cultura attraverso i reperti, gli strumenti musicali e l’artigianato che a questa terra appartengono.

Parlando con Noemi Evoli, guida, “narratrice” e pittrice di questa Calabria, mi racconta che sono “solo” 100 i corsisti che la piattaforma di Zoom può ospitare, quindi il numero degli iscritti a questa prima edizione si è dovuto fermare qui, ma già al terzo giorno dalla pubblicizzazione dell’iniziativa, si superavano le 180 richieste di partecipazione. Il corso è iniziato solo da qualche settimana, ma ha già superato ogni mia aspettativa, sono quasi tutte guide del parco i relatori che lo tengono e tratteranno gli argomenti più utili a trasformare noi corsisti in vere “sentinelle” dell’Aspromonte: Geologia, Biodiversità animale, Biodiversità vegetale, Sentieristica, Sport e sicurezza, ma anche Web Marketing.

Una delle cose che sorprende, osservando il calendario dei corsi, sono il numero delle lezioni di lingua inglese e ciò indica quanto chi ha strutturato questo percorso di divulgazione e apprendimento sia consapevole dell’importanza di internazionalizzare il nostro turismo, offrire un quid in più, rispetto al passato, a chi si avventura per i nostri territori, permettere ai tanti calabresi, che l’ospitalità ce l’hanno nel DNA, di riuscire a rispondere alle esigenze di un target turistico sempre più ampio, di non essere approssimativi, di offrire servizi all’altezza delle ricchezze archeologiche, naturalistiche e paesaggistiche che abbiamo.

Le istituzioni, le associazioni e centinaia di operatori del settore credono in questo sud e nella sua ripartenza dalle sue radici e chissà che il Grand Tour del Meridione non torni di moda, non solo tra i rampolli dell’èlite internazionale, ma tra gli amanti delle bellezze naturali, del buon cibo e di quell’arte di vivere “slow” di cui siamo maestri.

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