martedì,Aprile 23 2024

Incendi in Aspromonte, Lombardi: «Lo stato dei luoghi è severo»

Il presidente dell’Associazione guide del Parco: «La riforestazione non è una risposta. È come se si fosse bruciato o sciolto un bronzo di Riace, non c’è rimedio»

Incendi in Aspromonte, Lombardi: «Lo stato dei luoghi è severo»

Dopo il clamore nazionale di agosto è calato il silenzio sullo stato dei luoghi dopo gli incendi del Parco dell’Aspromonte. Ma la natura è viva e c’è chi ogni giorno continua a vivere quei luoghi feriti. Speriamo non dimenticati. Ci siamo fatti raccontare la situazione da Luca Lombardi, operatore montano, guida ufficiale del Parco d’Aspromonte, presidente dell’Associazione guide del Parco.

Come sta la natura?

«Lo stato dei luoghi, come chiaramente si può immaginare, è piuttosto severo  dal punto di vista ambientale. Ci sono due tipologie di luoghi: alcuni che sono stati colpiti dall’incendio per la primissima volta anche da centinaia di anni, parliamo del Crinale di Acatti, ad esempio, dove c’era uno dei boschi vetusti più importanti del Mediterraneo. e poi ci sono altre zone, ad esempio a monte di Roccaforte, che era stata già percorsa da un incendio relativamente pochi anni fa, dove il fuoco è passato quindi in una fase di rigenerazione e quindi questo ha aggravato la situazione. C’è una ripresa ma lo stato dei luoghi è grave».

I luoghi hanno avuto una reazione quindi?

«Sì, il problema va capovolto. Non è che noi abbiamo fatto un danno alla natura ovvero sì, lo abbiamo fatto, la natura non è che non ha mai visto incendi. Con i suoi tempi riesce a riprendersi, rinasce. Il problema è che noi non abbiamo questi tempi. Il servizio del bosco di Acatti non lo avremo tra un anno, né fra dieci o cento, ma forse tra cinquecento anni forse».

Col venir meno dei boschi si vedono le conseguenze, frane ad esempio…

«Questa è la prima conseguenza, ma non l’unica. e frane sono il primo sintomo che vediamo. È semplice, basti guardare  Roccaforte, negli ultimi mesi, già due volte la cittadina è rimasta isolata (certo ci sono anche altri problemi e una situazione complessa), ma il fuoco incide, incide tanto. Basti pensare a Santa Domenica dove brucia praticamente quasi tutti gli anni, è pieno di sassi continuamente.  Questo da l’idea di come gli incendi possano causare, come conseguenza, dissesti idrogeologici».

Ha detto che è  solo la prima conseguenza, le altre quali sono?

«Il bosco, la biodiversità, ossia oltre agli alberi, i miliardi di entità vegetali che fanno la loro parte, si pensi ad esempio alla pulizia dell’acqua. Noi dipendiamo dalla biodiversità per il cibo. Il pane, i frutti che mangiamo derivano dalla presenza o meno della biodiversità, se noi la incendiamo tutto è perduto. Ma anche il cotone con cui ci vestiamo è una pianta, molte  medicine sono fatte con le piante.

Che feedback ricevete da chi vede lo stato dei luoghi?

«Nel corso dei mesi abbiamo fatto alcune analisi, stime provvisorie, vari impatti che ci sono stati sotto il profilo naturalistico, ma anche sotto il profilo escursionistico. su quest’ultimo fronte abbiamo stimato tra i 50 e gli ottanta chilometri di sentieri percorsi dal fuoco. Su 800 km circa un’ottantina. Stiamo continuando con la nostra attività, concentrandoci sulle zone che sono rimaste, la maggior parte. Lo sottolineo, non è bruciato tutto l’Aspromonte, sicuramente oltre ai gravi danni materiali gli incendi hanno causato un grave danno all’immagine.

Da un lato cerchiamo di fare il nostro lavoro nelle “zone sane”, parallelamente portiamo avanti un progetto di ricordo per fare attività dove si può, con percorsi della memoria e fare promozione».

La legge tutela il patrimonio è efficace?

«La legge vigente va bene.  Quando passa il fuoco poi c’è uno stop. Molte cose non si possono fare. Ci sono delle azioni da compiere. Questa cosa dev’essere chiara e torno a fare l’esempio del crinale di Acatti: è come se si fosse bruciato o sciolto un bronzo di Riace, non c’è rimedio. La riforestazione non è una risposta, ci sono tanti errori che si possono compiere. Ma si possono fare azioni nel rispetto della legge e riguardano la prevenzione, la formazione di personale, l’organizzazione del personale perché noi siamo stati sul fronte e abbiamo visto le difficoltà di chi doveva muoversi e compiere azioni. Non sappiamo se queste difficoltà si vogliono affrontare tutto è molto silenzioso, fa paura».

top