giovedì,Aprile 25 2024

Reggio, Alival dismette stabilimento e anche depuratore biologico – VIDEO

In quella zona l'impianto, acquistato meno di dieci anni fa anche con fondi pubblici, avrebbe forse potuto portare beneficio se utilizzato per i reflui fognari

Reggio, Alival dismette stabilimento e anche depuratore biologico – VIDEO

Un impianto di depurazione a fanghi attivi che attraverso processi biologici ha trattato nell’ultimo decennio i reflui caseari dello stabilimento Alival di San Gregorio. Siamo nella periferia sud di Reggio Calabria. Predisponendo lo scarto per il regolare smaltimento, il depuratore ha garantito lo sversamento di acqua depurata nel torrente Valanidi II.

Stabilimento chiuso e dipendenti disoccupati

Avrebbe potuto continuare ancora a funzionare, eventualmente anche per reflui fognari piuttosto che caseari, ma questa diversa destinazione è rimasta solo potenziale. Così anch’esso, come lo stabilimento che occupava 79 persone, è in fase di dismissione. Non solo la chiusura di un sito produttivo in un tessuto economico già carente e la perdita di 65 posti di lavoro, al netto di coloro che per mantenerlo hanno lasciato la Calabria accettando la proposta di trasferimento dell’azienda. Anche la dismissione di un impianto di depurazione, realizzato dalla stessa azienda con fondi anche pubblici nel 2014.

Nessun impiego alternativo per il depuratore

Un impianto tra i più grandi della Calabria, con meno di dieci anni di vita che, in assenza di prospettive di reindustrializzazione del sito produttivo, avrebbe potuto essere utilizzato per il trattamento di reflui fognari. Ciò in una zona della città, estesa fino a Mortara, Pellaro e oltre, dove gli impianti sono in sofferenza e numerose sono le problematiche ambientali. Con le sue due vasche, dalla capienza di 800 metri cubi ciascuna, potrebbe servire oltre 15mila abitanti equivalenti, trattando reflui fognari civili piuttosto che reflui caseari industriali. Eppure questa possibilità di utilizzo alternativo è passato sottotraccia.

Chiuso e messo in sicurezza

Così entro fine mese l’impianto sarà chiuso e messo in sicurezza. L’iter volge ormai al termine. Potrebbero esserci alcuni mesi ancora utili per poterlo riattivare senza ingenti spese. Alival si era dotato dell’impianto nel 2014 per sottrarre il caseificio all’incertezza del processo depurativo affidato dal 2000 a un impianto pubblico e a uno consortile. Accadeva spesso che le vasche piene condizionassero (fino a bloccarla) la produzione. Così Alival, del gruppo Nuova Castelli di proprietà della multinazionale francese Lactalis, aveva optato per la realizzazione di un impianto ad hoc. Aveva investito in prevalenza risorse proprie e, attingendo anche a fondi comunitari, aveva speso oltre un milione e mezzo di euro.

Il decadimento meccanico e strutturale, senza una ripresa dell’attività e breve termine, farà il suo corso, disperdendo la possibilità di nuovo impiego di un impianto ancora utilizzabile.

Il potenziale disperso e quello ignorato

In fase di definitiva dismissione anche lo stabilimento produttivo al servizio del quale restano i macchinari al suo interno e, in assenza di impiego alternativo, pure l’annesso depuratore. Una potenziale reindustrializzazione resta ancora possibile ma evidentemente, visti i dichiarati tentativi finora esperiti, non altrettanto appetibile.

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