La sete della Calabria e la diga (inutile) del Metramo
Nella Calabria dell’emergenza idrica c’è un bacino pieno d’acqua ma non connesso alla rete. Storia di uno spreco lungo un trentennio che potrebbe risolvere molti problemi nella Piana di Gioia Tauro
di Vincenzo Imperitura – A valle le case a secco e i campi bruciati dalla siccità e a monte una diga inutile, costata uno sproposito e piena come un uovo di acqua che potrebbe dare sollievo a decine di paesi e ettari di coltivazioni (per non dire della possibilità di un impianto idroelettrico per la produzione di energia sostenibile che non preveda la distruzione di intere porzioni di montagna). Acqua, quasi 30 milioni di metri cubi, che invece resta pressoché inutilizzata, prigioniera di una mancata progettazione antica quanto la diga stessa.
L’acqua razionata
Le interruzioni notturne nella distribuzione dell’acqua sono ormai diventate una fastidiosa consuetudine nelle estati del Reggino, e le cose potrebbero anche peggiorare nei prossimi giorni visto l’afflusso di persone (turisti e calabresi “di ritorno”) che di fatto, durante la stagione, raddoppia la popolazione residente dei paesi e la conseguente richiesta d’acqua. Piogge che non si fanno vedere da mesi, condutture colabrodo, falde ai minimi e acque di superficie quasi scomparse: le cause di questa continua emergenza sono note da tempo e a Reggio come nella Locride e nella Piana di Gioia, i comuni provano a metterci una pezza con ordinanze e continui richiami al rispetto delle basilari regole di comportamento. Ma l’emergenza siccità continua a mordere e i suoi effetti, oltre che su cittadini e turisti, si ripercuotono pesantemente anche sul comparto agricolo.
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