giovedì,Dicembre 5 2024

Un impegno per l’Aspromonte: preservare tabelle, rifugi e sorgenti per il futuro

Il patrimonio informativo e naturale dell’Aspromonte: tra degrado e iniziative di valorizzazione

Un impegno per l’Aspromonte: preservare tabelle, rifugi e sorgenti per il futuro

Nel cuore pulsante dell’Aspromonte, un territorio intriso di bellezze naturali mozzafiato e tradizioni antiche, giace un patrimonio che rischia di cadere nell’oblio: le tabelle località, i rifugi sparsi e le sorgenti montane che punteggiano l’area. Senza un’azione decisa e costante, la loro scomparsa rappresenterebbe una grave perdita non solo per gli escursionisti, ma per la memoria collettiva del territorio stesso.

Queste risorse chiave non sono solo dettagli secondari: sono il cuore di un’esperienza escursionistica sicura e ricca di significato. Le tabelle località, per esempio, non sono semplici cartelli: sono pietre miliari che orientano, guidano e rassicurano chi si addentra nei sentieri intricati del Parco Nazionale dell’Aspromonte. Tuttavia, queste testimonianze di orientamento sono costantemente minacciate dall’implacabile azione degli agenti atmosferici, dagli incendi devastanti, dai danneggiamenti vandalici e, purtroppo, anche dai furti.

Per contrastare questo progressivo degrado, Alfonso Picone Chiodo, stimato ricercatore e infaticabile appassionato della montagna, ha assunto con fermezza il ruolo di custode di queste risorse preziose, avviando un ambizioso progetto di digitalizzazione e mappatura delle tabelle, un’iniziativa che non si limita a preservarle virtualmente ma le geolocalizza e documenta con immagini, rendendo questo patrimonio accessibile a tutti.

Un patrimonio da preservare

«Il sole cocente, le intemperie, gli incendi, i danneggiamenti e i furti sono un pericolo per la segnaletica verticale», spiega Picone Chiodo. Questi fattori rendono le tabelle meno resistenti nel tempo, anche se sono essenziali per chi cammina lungo i sentieri del Parco Nazionale dell’Aspromonte. L’usura progressiva, senza interventi di manutenzione, rischia di rendere inutilizzabili questi strumenti, compromettendo l’orientamento e la sicurezza degli escursionisti.

Per rispondere a questa criticità, Picone Chiodo ha avviato un progetto per digitalizzare e mappare le tabelle località, con l’aggiunta di foto e geolocalizzazioni. Finora, la mappa realizzata include 125 tabelle distribuite su 39 sentieri, ma il progetto è ancora in corso. «Preservare per continuare a conoscere» è il motto che guida questa iniziativa, volta a salvaguardare la memoria collettiva e a fornire un aiuto concreto a chi percorre questi sentieri. Il ricercatore lancia un appello agli escursionisti e agli appassionati di montagna: la collaborazione è fondamentale per completare la mappa e arricchire la conoscenza di questa area unica.

Alcuni sentieri restano infatti parzialmente mappati o completamente privi di segnaletica adeguata. Tra questi, Picone Chiodo segnala i percorsi dell’area di Gambarie (121 e 123), il sentiero 212 da Mammola a Limina, l’anello Cittanova-Zomaro (222), e i brevi sentieri di raccordo intorno all’ex Sanatorio di Zervò.

I rifugi, da risorse abbandonate ad opportunità

Un altro aspetto cruciale evidenziato da Picone Chiodo riguarda la situazione dei rifugi. La sua mappa attuale conta 115 strutture, molte delle quali sono semplici baracche costruite con materiali di fortuna e soggette a un rapido deterioramento. Tuttavia, il vero paradosso è rappresentato dalle circa 50 strutture più solide, fatte di cemento e pietra, che restano abbandonate o in stato di degrado. «Queste strutture potrebbero essere una risorsa importante per il territorio, ma spesso l’accesso è limitato da recinzioni e divieti», afferma Picone Chiodo con preoccupazione.

La mancanza di accessibilità a queste strutture non solo riduce la fruibilità del territorio, ma rappresenta un rischio per la sicurezza degli escursionisti. «Nel caso di maltempo, poter contare su un rifugio sicuro, magari con un camino e della legna, può fare la differenza tra un’esperienza difficile e un pericolo reale», sottolinea Picone Chiodo. Egli propone di consentire l’accesso controllato ai rifugi, garantendo un minimo di sicurezza per chi si avventura tra i sentieri.

Alcune nuove strutture di rilevo, come il rifugio di Furrito a Condofuri, posizionato in un punto panoramico sulla fiumara Amendolea, e quello di Zappuglia a San Luca, che si affaccia sulla fiumara Bonamico, testimoniano l’impegno nella valorizzazione del territorio. Tuttavia, Picone Chiodo ricorda che la strada per una gestione efficace e sostenibile è ancora lunga.

La mappa delle sorgenti

Non meno importante è la questione della disponibilità di acqua lungo i sentieri. La mappa delle sorgenti realizzata da Picone Chiodo, con l’aiuto di molti escursionisti, rappresenta un punto di riferimento per chi si avventura nelle zone meno conosciute. «Data la penuria d’acqua, è sempre bene fare le opportune verifiche», avverte Picone Chiodo, riferendosi alla lunga stagione di siccità che ha messo a dura prova le fonti montane.

Tra le fonti più apprezzate, vi sono quelle nella zona di Ferraina, dove l’impegno degli operai forestali e dei Carabinieri, ha permesso di ripristinare una sorgente che sgorga dalla roccia vicino al casello di Canovai. Non lontano, ai campi di Bova, i visitatori possono trovare la fontana di Masciu Leo, preziosa per chi percorre il Sentiero dell’Inglese.

Per garantire una continuità nella disponibilità di acqua e la manutenzione delle fonti, è fondamentale un impegno congiunto tra operai forestali, volontari e le istituzioni locali. Queste collaborazioni possono migliorare la fruibilità del territorio e la sicurezza degli escursionisti.

Preservare per continuare a conoscere

Alfonso Picone Chiodo non è solo un osservatore, ma un vero e proprio custode del patrimonio dell’Aspromonte. Con il suo lavoro di documentazione e divulgazione, consultabile anche sul suo blog “L’altro aspromonte”, invita la comunità a partecipare attivamente alla tutela e alla valorizzazione di questo territorio straordinario. «Non possiamo permettere che la memoria e il valore dell’Aspromonte si perdano», afferma Picone Chiodo, rinnovando l’appello a proteggere e conoscere meglio queste risorse.

Articoli correlati

top