Emergenza caldo, MondoVerde rilancia l’albero che ci salverà: così dall’Area Grecanica si prova a fermare la desertificazione
Tra scuole, piantumazioni e microforeste di Ficus Benjamin, il progetto dell’associazione guidata da Aurelia Sansotta che punta tutto sulla resilienza climatica e sul risveglio delle coscienze

Sull’orlo della desertificazione, l’Area Grecanica prova a resistere. E a piantare. Perché, come dice Aurelia Sansotta, responsabile del Mondo Verde Club, «non possiamo più permetterci romanticismi paesaggistici, servono alberi che ci salvino la vita».
Da oltre quindici anni Sansotta lavora sul campo con associazioni, scuole e amministrazioni. Ma oggi, rispetto a quando Mondo Verde è nato con l’obiettivo di supportare i Comuni nella piantumazione, «la sfida è diventata questione di sopravvivenza». Il 2024, l’anno più caldo di sempre, è per lei un punto di non ritorno: «Sarà ricordato come l’estate più fresca delle prossime. E noi dobbiamo reagire adesso, non domani». Secondo i dati dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, lo scorso anno ha fatto registrare temperature globali superiori di 1,45 °C rispetto alla media preindustriale.
Nel frattempo, però, sono cambiati anche gli strumenti. Calabria Verde, ente regionale preposto alla fornitura di alberi ai Comuni, ha ridotto drasticamente la quantità di piante: «Fino a qualche anno fa ogni Comune poteva richiedere 200 alberi. Ora, al massimo 100. Quando va bene». Il problema è strutturale: mancano gli operatori, si è interrotta la produzione di talee, interi vivai – come quello storico di Roccella Ionica – sono abbandonati. «È un paradosso politico. Proprio ora che servono più alberi, si producono meno talee».
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. «Il Comune di Ferruzzano, per esempio, ha chiesto 100 pioppi per realizzare un corridoio d’ombra sul lungomare. Ne ha ricevuti appena 50. E quei pochi che arrivano, crescono a fatica». L’emergenza climatica ha effetti concreti. «Piantiamo a marzo, ma non piove. Oppure piove troppo tardi. Così interriamo le piante e aspettiamo l’autunno. Ma a volte, neanche allora possiamo piantarle».
Intanto, Mondo Verde continua a seminare consapevolezza nelle scuole. È nelle aule dell’area grecanica che nascono i primi germogli. «Due anni fa abbiamo lanciato il progetto “L’albero che ci sarà”. Ai bambini abbiamo fatto piantare un seme di nespolo. Quest’anno, invece, li abbiamo guidati nella talea. È un percorso lento, ma serve a formare una nuova generazione». Il nespolo, pianta sempreverde, resistente e fruttifera, è stato scelto perché adatto a un clima che cambia. Ma la Sansotta ha voluto andare oltre.
«Ho avuto un’illuminazione. Davanti casa mia ho regalato due piante di Ficus Benjamin. Ho visto che crescevano in fretta, senza cure, e depuravano l’aria. Mi sono detta: eccolo, è lui l’albero che ci salverà». Non più solo “quello che ci sarà”, ma quello che può fare la differenza ora. Il Ficus Benjamin, infatti, è fra le dieci piante al mondo che depurano l’aria indoor e outdoor, cresce rapidamente, è resistente alla siccità e, se ben posizionato, offre ombra abbassando la temperatura fino a 10 °C.
«Non possiamo più piantare solo pini e oleandri. Servono boschi urbani. Servono microforeste di Ficus Benjamin». Mondo Verde ha già cominciato a sperimentare: talee nelle scuole, piantumazioni in parchi e lungomari. Ma il cammino è complesso. «Serve una rete tra cittadini, scuole e Comuni. Abbiamo proposto alla Regione un fondo per il verde costiero, stiamo cercando di coinvolgere tutte le forze politiche. Anche quelle con cui non abbiamo mai avuto dialogo. Perché qui non si tratta di bandiere, ma di sopravvivenza».
Il vivaio di Roccella Ionica è il primo obiettivo: riattivarlo, riqualificarlo, farlo tornare un centro di produzione e formazione. «Quel vivaio era un patrimonio. Lo abbiamo abbandonato. Eppure vent’anni fa lì si producevano oleandri, mirti, alberi da siepe. Oggi nulla». Mondo Verde sogna di partire da Montebello Ionico, dove vorrebbe realizzare la prima microforesta urbana in un terreno pubblico acquistato dal Comune. «Là abbiamo già donato il progetto del capanno reception e i rendering. Manca solo la volontà politica».
Il secondo fronte è culturale: «Dobbiamo far capire che non è più tempo di palme. Lo dico ai sindaci, ai cittadini, a chi sogna il lungomare perfetto. Ma la bellezza oggi non è più solo estetica. È anche sostenibilità. I pioppi, per esempio, crescono veloci, fanno ombra e… suonano. Il fruscio delle loro foglie è musica naturale».
A Melito Porto Salvo, Mondo Verde ha piantato 20 pioppi e 10 robinie sul lungomare. «Ma senza impianto d’irrigazione e senza fondi, sopravvivono solo grazie all’impegno di pochi cittadini. I Ficus Benjamin donati sono ancora piccoli e soffrono la salsedine. Ma andremo avanti. Non ci fermiamo».
L’associazione sta organizzando due iniziative imminenti: un
«Siamo ospiti su questa Terra. Ma non ci stiamo comportando da buoni ospiti. Ogni cittadino dovrebbe essere un guerriero del verde. Ognuno dovrebbe piantare, proteggere, parlare, informare. L’informazione aiuta a prendere coscienza. E la coscienza porta al cambiamento». Così, mentre le temperature aumentano e le risorse diminuiscono, il Mondo Verde pianta, insiste, propone. E sogna. Perché, come dice Aurelia, «la natura ci mostra la strada. Sta a noi seguirla».
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