Inghiottito nel nulla da 6 anni. Carmelo Vadalà è stato ucciso?
Scomparso il 10 luglio del 2013, senza alcun preavviso. Dapprima l'ipotesi del suicidio, poi quella dell'uccisione. Ma il caso è stato archiviato. La sorella: «Vivo un'angoscia perenne»
Da più di sei anni nessuna notizia di Carmelo Vadalà. La procura di Reggio Calabria nel 2017 ha archiviato le indagini. L’uomo, quarantadue anni, originario di Bagaladi, sposato e senza figli, era scomparso con l’auto della madre da Reggio Calabria, il 10 luglio 2013. Nessun notizia, nessuna segnalazione da allora. Solo silenzio, non solo sul destino dell’uomo ma soprattutto sulle cause che hanno portato alla sparizione.
La scomparsa
«Angoscia perenne». Con queste due lapidarie parole, è la sorella di Carmelo, Giusy, a raccontare come si vive una storia drammatica come può essere la scomparsa di un fratello. Suo padre non ce l’ha fatta. Qualche mese dopo la notizia dell’archiviazione è morto. Lui si era rassegnato, racconta la donna. «Non credeva che lo avrebbe più rivisto». Resta l’anziana madre di Carmelo, l’unico filo a cui si aggrappa è una speranza: quella che suo figlio senza una ragione, così come è scomparso, possa un giorno tornare. Vadalà era uscito di casa la mattina del 10 luglio alle otto per recarsi nell’ufficio che aveva aperto da un anno insieme ad un socio; poco più tardi avrebbe dovuto vedere il padre ma, dalle 11.30 circa del mattino, dopo una chiamata per dire che avrebbe ritardato, di lui si sono perse le tracce. Evidentemente, si può solo intuire, l’uomo aveva immaginato di dover tardare, ma perché? Avrebbe dovuto vedere qualcuno? Aveva ricevuto una chiamata? Domande che da anni restano senza risposte.
Il ritrovamento dell’auto
Tornando indietro nel tempo la sorella ricorda che, qualche giorno prima: «Il 5 luglio 2013 ci ha accompagnati all’aeroporto. Saremmo stati fuori, con la famiglia, per 10 giorni e lui ci disse “Al ritorno non vengo a prendervi”». E dal momento della scomparsa è questa la frase che fa capolino nella mente della donna, portando con sé tanti interrogativi. Inizialmente la famiglia si era anche rivolta alla trasmissione “Chi l’ha visto” di Rai Tre. Il 21 settembre 2013, in una stradina che da Gallico porta a Gambarie, viene ritrovata bruciata la macchina con la quale Vadalà si era allontanato, auto di proprietà della madre. La disperazione dei familiari aumenta. Presumibilmente qualcuno ha rubato l’auto, l’ha usata e poi l’ha fatta ritrovare, bruciata forse quando è venuto a galla che si trattava dell’auto di una persona scomparsa. Non è una coincidenza che la vettura sia stata trovata due giorni dopo che la trasmissione “Chi l’ha visto” aveva diffuso l’identikit dell’uomo e dell’auto. Scavando nella memoriaGiusi afferma: «Penso che tra maggio e giugno 2013 qualcosa lo preoccupasse. Forse gli è successo qualcosa che l’ha fatto pensare a determinate scelte che poi ha preso». Ma di eventuali problemi Carmelo non aveva parlato con nessuno.
Il dramma dei familiari
Gli inquirenti hanno pensato in un primo momento ad un suicidio, hanno cercato il corpo senza alcun risultato. Tutte le settimane Giusi passava nella caserma dei carabinieri che seguivano le indagini. Sono stati presi in esame due personal computer appartenuti allo scomparso. Ma dai dischetti riassuntivi dei dati non è venuto fuori nulla. Anche sull’auto incendiata i Ris non hanno trovato tracce, sembra che fosse sul posto già da tempo. Mancava solo la ruota di scorta. «Il problema per assurdo – chiarisce la donna – è che la nostra non è una famiglia di delinquenti, quindi gli inquirenti hanno dovuto indagare a 360 gradi, verificare tutte le ipotesi».
Che cosa è successo a Carmelo Vadalà?
«Una vicenda dai segnali contraddittori», aveva spiegato Giampaolo Catanzariti, avvocato che rappresenta la famiglia dello scomparso. Oggi, a freddo, aggiunge: «Non ci sono stati elementi o strade da percorrere per fare opposizione all’archiviazione del caso. Per quanto mi riguarda l’idea è che non si sia trattato di un allontanamento volontario». Una ipotesi strana ed inverosimile. Carmelo avrebbe dovuto avere l’appoggio di qualcuno per poterlo fare e poi, nel mondo di oggi, allontanarsi e sparire è difficile. In questo caso volendo avrebbe potuto dare un segnale, giusto per dire che stava bene e comunicarlo agli anziani genitori. Ma così non è stato. Dall’altra si è pensato subito ad un suicidio. A tal proposito una cosa è certa: non ci si nasconde per suicidarsi e, soprattutto, i corpi non scompaiono da soli. Conclude l’avvocato: «La terza ipotesi è quella che gli sia successo qualcosa di brutto, ma io mi auguro che non sia così».
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