mercoledì,Aprile 24 2024

Ricatti, usura e truffe ai clienti. Bufera su istituto bancario reggino

Sotto inchiesta il direttore dell'ufficio finanziario Unicredit e i suoi dipendenti "fidati". Chiedevano di aderire a polizze assicurative, come garanzia per ottenere finanziamenti

Ricatti, usura e truffe ai clienti. Bufera su istituto bancario reggino

Sono stati notificati sette avvisi di conclusione delle indagini preliminari nell’ambito dell’operazione “Chiro”. Si è trattato di un’articolata indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria. I soggetti sono indagati per aver fatto parte far parte, sin dal 2012, di un’associazione a delinquere composta dal direttore di un ufficio finanziario “small business” incardinato nella sede centrale reggina di un noto istituto bancario nazionale, Unicredit, e da sei dipendenti del medesimo ufficio, dedita alla commissione dei reati di usura, estorsione e truffa, anche aggravati.
Le indagini, svolte dai finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, sono state coordinate dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri e dal procuratore aggiunto, Gerardo Dominijanni, e dirette dal sostituto procuratore, Nunzio De Salvo.

Promotore dell’associazione, è stato rilevato essere il direttore dell’ufficio finanziario che, coadiuvato dai suoi “fidati” dipendenti, ha messo in atto una serie condotte estorsive e truffaldine, tese a coartare o indurre con l’inganno i clienti dell’istituto di credito, titolari di imprese commerciali, ad aderire a polizze assicurative, prospettate come una garanzia necessaria e indispensabile per ottenere i finanziamenti richiesti all’istituto.
Le vittime dei reati erano costrette o comunque indotte con l’inganno dai membri dell’associazione a contrarre tali finanziamenti, in modo tale da far conseguire all’istituto di credito le commissioni spettanti all’intermediario tra le imprese-clienti e le società di assicurazione per l’adesione alle citate polizze assicurative, per conseguire premi in denaro che lo stesso istituto avrebbe riconosciuto sia ai singoli operanti, appartenenti all’associazione a delinquere, sia al loro ufficio di appartenenza. Ma gli episodi di minacce estorsive non erano solo questi. In altri casi, infatti, il direttore dell’ufficio, in concorso con i dipendenti coinvolti, ricattava i titolari di imprese commerciali di classificare il debito della società nei confronti della banca quale “in sofferenza” e, quindi, di segnalare l’impresa alla centrale dei rischi della Banca d’Italia, corredando l’ingiustificata minaccia con quella di fallimento della società e di sequestro dei possedimenti personali dei coartati imprenditori. Grazie alle “intimidazioni”, quindi, il direttore dell’ufficio induceva i clienti, in maniera forzata, a sottoscrivere ingenti finanziamenti per estinguere la posizione debitoria, nonché a stipulare, allo scopo di ottenere il finanziamento, polizze assicurative presentate come obbligatorie ma, in realtà, assolutamente facoltative.

L’attività delittuosa, accertata come ripetutamente perpetrata in maniera indisturbata dai protagonisti dell’associazione, in un’atmosfera di ritenuta impunità, al solo fine di accaparrarsi, ad personam, i premi in denaro previsti per i contratti finanziari stipulati, è aggravata dalla circostanza di essere stata commessa con abuso di prestazioni d’opera, avendo gli indagati stessi approfittato del rapporto fiduciario instaurato dall’istituto bancario con le persone offese, che sono state identificate, per il periodo oggetto di indagine, in ben diciassette persone fisiche e nell’istituto bancario di appartenenza dei soggetti. Gli ignari cittadini, difatti, facendo giustamente affidamento su quanto prospettato dai dipendenti dell’ufficio e dell’istituto di credito, divenivano, a tutti gli effetti, vittime di estorsione, usura e truffa, con un conseguente aggravamento, invece, nella quasi totalità dei casi, della propria situazione personale ed economica già non florida.

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