giovedì,Marzo 28 2024

Interpol, il progetto di attacco globale alla ‘ndrangheta

"I can" è stato presentato a Reggio in prefettura dal segretario generale Jurgen Stock

Interpol, il progetto di attacco globale alla ‘ndrangheta

La ‘ndrangheta è una minaccia globale e non è un fenomeno folcloristico e rurale italiano. Per contrastarla nasce il progetto “I can” acronimo di (Interpol Cooperation Against `Ndrangheta), finanziato dal ministero dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza, promosso dal capo della polizia Franco Gabrielli e fortemente voluto Direttore generale della pubblica sicurezza, Vittorio Rizzi.

A lanciarlo a Reggio Calabria è il segretario generale di Interpol Jurgen Stock. Nato Nel corso della 88° Assemblea Generale Interpol dell’ottobre 2019 a Santiago del Cile Un progetto delle forze di polizia con il sostegno della magistratura che si prefigge di mettere a punto condivise e più efficaci strategie di contrasto alla ‘ndrangheta che rappresenta una minaccia a livello mondiale, presente in 32 Paesi di cui 17 europei.

La penetrazione delle cosche di ‘ndrangheta è particolarmente insidiosa, una colonizzazione che replica all’estero il proprio modulo strutturale, grazie alla rete compatta consolidata delle comunità di immigrati calabresi ben integrate e presenti in tutto il mondo.


Nel corso delle presentazione, il prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani ha chiarito: «Oggi si pongono le basi per un contrasto globale alla ‘ndrangheta. Continuiamo a fare il nostro con la consapevolezza che il fenomeno sia globale».

Nel corso delle conferenza alla prefettura di Reggio Calabria anche il collegamento in video con il primo dirigente Antonio Montanarola dalla sala operativa di lavoro interforze.

Gli obiettivi

Tre gli obiettivi: conoscenza approfondita del fenomeno criminale e delle sue conseguenze a livello di sicurezza e di pregiudizio alle libertà dei cittadini.
Ed ancora cattura dei latitanti e aggressione ai patrimoni illeciti, attraverso gli strumenti della cooperazione multilaterale di polizia offerta da Interpol. Infine, solo per l’Italia, lo studio di dati freddi, relativi ad indagini già chiuse, per lo sviluppo di un software di analisi predittiva e di business intelligence per imparare a riconoscere i segni premonitori e anticipare i rischi legati alla minaccia.

Un’alleanza globale contro la ndrangheta

«Questo è un giorno importante – chiarisce Jurgen – per costruire un alleanza globale, per realizzare arresti, sequestri, risultati concreti: non vogliamo i “pesci piccoli”, vogliamo andare oltre». Dopo i complimenti per l’operazione “Helianthus” che ha portati a tanti arresti contro la cosca di ‘ndrangheta del reggino dei Labate, Jurgen evidenzia i punti di forza del nuovo soggetto: le banche dati, in un Paese come l’Italia che costituisce un modello. «Nelle ultime 4 settimane abbiamo ricevuto 500milioni di richieste di informazioni. Uno scambio che già rappresenta un successo». Le informazioni servono anche «a raccogliere in modo sistematico le notizie sui criminali, sul loro web work, sul modus operandi e – conclude – analizzate, queste informazioni diventano più importanti nel quadro complessivo. Grazie anche alla polizia di frontiera, forniamo la piattaforma per coordinare le indagini in stretta collaborazione con magistratura».

La ‘ndrangheta è un’organizzazione digitalizzata

Tocca al prefetto Rizzi tracciare un quadro di come nasce e opera la ‘ndrangheta, oggi tra «i principali player del narcotraffico, uno dei broker più importanti. In cerca di nuovi mercati, nuove opportunità di business. Si è diffusa con un’operazione di mimetizzazione, espansione silente con capitali all’estero, portando inizialmente ricchezza, fin quando i soldi hanno strozzato gli imprenditori onesti e sani del territorio. Il sangue – commenta Rizzi – è poco folcloristico».


La ‘ndrangheta è ormai lontana dagli stereotipi che la vedono relegata al mondo rurale. Oggi è digitalizzata. Basti pensare che Giovanni Gentile, originario di Locri e attualmente sotto processo per associazione mafiosa, intercettato nel corso dell’operazione “Pollino-European Ndrangheta Connection” del dicembre 2018 – che ha permesso di arrestare in Italia, in Germania, Belgio e Olanda 90 esponenti dellaNdrangheta per traffico internazionale di stupefacenti – si lamentava del business con i cartelli colombiani, dicendo testualmente ad un sodale: «ma questi sono strani…mica li vogliono i bitcoin…questi scemi….vogliono solo i contanti».

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