giovedì,Aprile 18 2024

Rimborsopoli: prescrizione per Peppe Bova, Tripodi patteggia. Stangata per Adamo

Si conclude il procedimento davanti dalla Corte dei Conti. Per Bova la procura aveva chiesto un pagamento di 106mila euro. Tripodi patteggia il 50%. Adamo dovrà pagare 235mila euro.

Rimborsopoli: prescrizione per Peppe Bova, Tripodi patteggia. Stangata per Adamo

Peppe Bova non dovrà nulla allo Stato: i fatti sono prescritti. Pasquale Maria Tripodi, invece, decide di patteggiare il 50% della somma dovuta. Finisce così il giudizio davanti alla Corte dei Conti per due politici reggini finiti nel calderone dell’inchiesta “Rimborsopoli”.

235mila euro. È questa la cifra che, invece, l’ex vicepresidente della giunta regionale Nicola Adamo dovrà pagare «a titolo di risarcimento del danno nei confronti della Regione Calabria». È quanto deciso dalla Corte dei conti nell’ambito di uno dei filoni di inchiesta denominato Rimborsopoli.

Dovrà pagare circa 7mila euro anche Ferdinando Aiello, ex parlamentare e consigliere regionali. Nessuna somma da versare, invece, per Giuseppe Bova e Vincenzo Ciconte per i quali è stata dichiarata la prescrizione. Per loro la Procura aveva chiesto la condanna al pagamento di 106mila euro e 9mila euro. Era stato citato in giudizio anche l’ex consigliere regionale Pasquale Maria Tripodi che ha chiesto di definire il giudizio patteggiando un pagamento di 10mila euro, il 50% della somma contestata.

Per quanto riguarda Nicola Adamo il danno erariale si sarebbe configurato «nell’utilizzo di somme per pagare un contratto di servizio stipulato con l’associazione L’idea e per spese fatturate all’associazione ovvero per erogazioni a favori di componenti della stessa». Il contratto sarebbe stato firmato da Adamo e un dipendente del consiglio regionale.

Per la Corte dei conti non esiste «nessuna documentazione che attesti l’inerenza delle spese sostenute dall’associazione L’Idea e rimborsate dal consigliere Adamo ai compiti del gruppo consiliare Misto».

All’ex consigliere Aiello vengono invece contestate le spese riguardanti carburante, l’acquisto di uno scaldino, ristorazione, secondo i magistrati contabili «spese non inerenti o non giustificate in modo idoneo».

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