Coronavirus, “Cuore Siulp”: «Siamo poliziotti ma anche punto di riferimento per chi vive ore d’angoscia»
A conclusione del progetto di fine anno, la consegna dell’intero incasso alla Casa “SS. Annunziata” della Comunità “Papa Giovanni XXIII” ed alla Fondazione “Via delle Stelle” per l’Hospice
«“Quando tutto finirà, noi continueremo ad esserci comunque”. Ci saremo come operatori di Polizia, insieme a tutti gli altri operatori che sono abituati a stare da sempre in prima linea e non certo in prima fila, a prescindere dall’epidemia in corso».
Lo scrive in una nota la segreteria provinciale Siulp, e precisa «Quando tutto finirà continueremo ad esserci nel segno della solidarietà e della beneficenza, tratti distintivi di quel “Cuore Siulp” che sta continuando a battere nel segno dei valori che rappresenta: “l’essenza umana di una divisa e il senso solidale dell’uomo dentro l’uniforme”. A conclusione del progetto di fine anno, la consegna dell’intero incasso alla Casa “SS. Annunziata” della Comunità “Papa Giovanni XXIII” ed alla Fondazione “Via delle Stelle” per l’Hospice, ha rappresentato un momento anche di riflessione che visto oggi, a distanza di qualche settimana dall’iniziativa ed in piena emergenza sanitaria, può essere letta sotto una luce diversa.
Ciò che fino a poco tempo fa era un modo di sentire comune, qualcosa di forse scontato, oggi è divenuto quasi un sogno sfocato ma che noi operatori di Polizia abbiamo il “dovere” di tenere in piedi, di alimentare attraverso il nostro operare quotidiano. Noi continueremo ad essere poliziotti ma oggi, ancora di più, vogliamo e dobbiamo essere il punto di riferimento di chi sta vivendo ore di angoscia dentro casa, soprattutto quelle fasce deboli che vedono nelle Forze dell’Ordine l’unico contatto umano possibile.
Oggi vorremmo evitare di essere la Polizia di repressione, ma nel far rispettare le regole vogliamo contribuire a prevenire qualcosa di più grande di noi. Vogliamo contribuire a superare questo momento per far tornare tutti ad essere protagonisti di quelle attese prima “scontate”: i baci e gli abbracci tra nonni e nipoti fuori dalle scuole o nei parchi. Vecchie e future generazioni sotto lo sguardo attento e amorevole di quella presente, cercando di avere maggior cura di un tempo.
E per questo che “Cuore Siulp” continua a battere, perché non è un nome o uno slogan che appartiene solo alla nostra organizzazione sindacale, ma vorremmo che fosse un modo di essere di chi indossa una divisa. Abbiamo voluto fare un ulteriore sforzo decidendo, insieme ad altre associazioni, in un momento di grande emergenza che mette a rischio l’incolumità degli operatori di polizia, di contribuire all’acquisto di alcuni dispositivi di protezione individuale per metterli a disposizione della Questura di Reggio Calabria, per la successiva distribuzione agli operatori della Polizia di Stato.
Avremmo potuto farlo solo per i nostri iscritti, senza per questo andare incontro a critiche, ma abbiamo ritenuto che il nostro contributo solidale, come è nello spirito delle nostre iniziative benefiche, andasse incontro alle esigenze di tutti gli operatori.
La garanzia primaria cui ha diritto ognuno di essi è quello di essere in grado di poter svolgere al meglio il proprio compito e di non mettere in pericolo la sicurezza della comunità con cui e per cui agisce e prima ancora la propria.
Il senso ed il significato di una solidarietà che non deve fermarsi davanti all’incedere di una pandemia, affinché ognuno continui ad avere la consapevolezza dell’”essenza umana dentro una divisa”. Siamo convinti che quando l’emergenza sarà finita l’umanità ne uscirà migliore, perché sarà consapevole della sua fragilità e della caducità della vita. E noi operatori di polizia continueremo ad essere quelli di prima.
Non vogliamo essere chiamati eroi perché siamo gli stessi di ieri, quelli che qualcuno insultava al solo passare e che venivamo criticati nelle manifestazioni pubbliche, e saremo gli stessi di domani, continuando il nostro lavoro nel segno della divisa che indossiamo e di ciò che rappresentiamo. Nel mezzo rimane ciò che siamo dentro e che stiamo facendo oggi nella quotidianità che viene proiettato nella società e rappresenta una piccola parte del mondo che vorremmo contribuire a costruire.
E in quella quotidianità ci sono gli sforzi immani di tanti operatori di polizia, ci sono i sacrifici familiari degli stessi, costretti spesso a stare lontano per evitare di essere veicolo di contagio, in attesa che anche in questa Regione venga applicato il protocollo di “sorveglianza attiva massiva” nei confronti delle categorie più esposte.
E ci sono anche i momenti tristi quando si è costretti a fronteggiare vicende paradossali come quella delle ultime ore agli imbarcaderi di Villa San Giovanni, dove la sensibilità degli operatori è costretta a “scontrarsi” con il senso dello Stato e delle Istituzioni o, forse, al contrario, a cercare di renderle più umane.
Far rispettare ordinanze e decreti in una sorta di “regionalismo dei poveri”, dove l’egoismo è l’altra faccia “sporca” della medaglia della tutela, mentre di fronte ti trovi solo esseri umani.
Uomini, donne e bambini che, senza entrare nel merito e nelle eventuali responsabilità, in fila da ore a vivere il disagio di temperature rigide e di difficoltà organizzative, in attesa di qualche decisione sulla loro destinazione.
Non vuole essere una critica politica, perché non è questo il tempo e il luogo, ma solo per sottolineare il compito che ogni operatore svolge ogni giorno per aiutare il prossimo, le rinunce e i sacrifici cui è sottoposto cercando sempre di offrire un punto di riferimento a chi è comunque in difficoltà, senza preclusione alcuna ed a prescindere da tutto. Noi siamo questi.
Non possiamo mantenere la “distanza sociale” e per questo non perderemo mai il senso di umanità e di solidarietà. Fino ad ieri forse tante cose per molti non avevano un valore preciso, perché quando vi è “abbondanza” si ritiene tutto “normale”. Ma se quelle stesse cose iniziano a mancare acquisiscono un valore sempre maggiore. Se cambia il valore che diamo, cambia tutto.
Ecco – chiude la nota – domani vorremmo che vi ricordaste ciò che siamo stati e continuaste a coltivare il senso di solidarietà e di rispetto elaborato in questo periodo come patrimonio emozionale e morale, affinché la lezione che la vita ci ha dato in questi drammatici momenti non vada dispersa. Se tutto ciò che sta accadendo ci insegnerà ad essere più umani, il mondo non ne uscirà sconfitto».
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