Coronavirus a Reggio Calabria e nave da crociera a Gioia Tauro, un padre al sindaco: «Mio figlio a bordo. Toni offensivi e mancanza di solidarietà»
La lettera | L'uomo stigmatizza l'atteggiamento del primo cittadino chiede al ministro dell'Interno l'adozione dei provvedimenti opportuni ed urgenti
Coronavirus a Reggio Calabria e nave da crociera a Gioia Tauro, un padre al sindaco: «Mio figlio a bordo. Toni offensivi e mancanza di solidarietà». «Leggo quanto da Ella dichiarato, per come riportato dal reggino.it, in merito alla negata possibilità di attracco nel porto di Gioia Tauro della Costa Diadema – scrive Salvatore Arnone al sindaco di Gioia Tauro – Disturba oltremodo il tono trionfalistico con cui Ella tranquillizza la cittadinanza proclamando che nessuno sarà sbarcato e che comunque la nave non potrà entrare in porto (parole Sue per come riportate dalla testata giornalistica).
In questo momento di estrema eccezionalità trovo i toni da Ella utilizzati veramente offensivi e privi di quel minimo di solidarietà che la situazione impone. In tutta Italia ogni cittadino in questo momento opera per meglio rispondere alla eccezionale emergenza e Sue affermazioni, mi creda, stridono con quello che l’Italia intera e gli Italiani oggi dimostrano.
Giova altresì ricordare che il Porto di Gioia Taro è una infrastruttura che appartiene alla Nazione Italia e non è proprietà privata. Potevo capire se venivano addotte motivazioni tecniche in merito alla non opportunità di attracco del natante, ma Lei ha sottolineato che la presenza a bordo di casi di coronavirus ha determinato la chiusura del porto, ignorando le gravi conseguenze che tale decisione potrà comportare per le persone a bordo.
Per quanto sopra richiedo a S.E. il Ministro dell’Interno l’adozione dei provvedimenti opportuni ed urgenti che possano risolvere l’incresciosa situazione così determinatasi. Tornando a stigmatizzare l’atteggiamento del Sindaco di Gioia Tauro, mi riservo ogni ulteriore valutazione di tale comportamento. Preciso che a bordo della nave ci sono circa 1200 lavoratori, tra cui mio figlio, che sono in mare da diversi giorni essendo la nave salpata da Dubai».