giovedì,Aprile 25 2024

‘Ndrangheta, indagato l’avvocato Veneto: 120mila euro per scarcerare affiliati ai Bellocco

La corruzione sarebbe stata consumata nell'agosto del 2009 con il favore del magistrato Giancarlo Giusti, oggi deceduto. Complessivamente sette le persone coinvolte

‘Ndrangheta, indagato l’avvocato Veneto: 120mila euro per scarcerare affiliati ai Bellocco

Di Luana Costa

Corruzione in atti giudiziari aggravata dalla modalità mafiose. È questa la pesante accusa mossa dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti dell’avvocato del foro di Palmi Armando Veneto, di Domenico Bellocco, di Vincenzo e Gregorio Puntoriero, di Vincenzo Albanese, di Giuseppe Consiglio e di Rosario Marcellino. 

Il magistrato corrotto

I reati contestati, e consumati nell’agosto del 2009, sarebbero stati commessi in concorso con il magistrato (oggi deceduto) Giancarlo Giusti, all’epoca dei fatti componente del collegio del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria. A lui gli odierni indagati avrebbero versato somme di denaro per ottenere provvedimenti in favore della cosca Bellocco,operante a Rosarno.

In particolare, secondo la ricostruzione della Procura, l‘avvocato Armando Veneto, in virtù del rapporto di amicizia con il magistrato, e Domenico Puntoriero, che vanta legami di parentela con la famiglia Bellocco avrebbero corrotto il magistrato versandogli complessivamente 120mila euro per ottenere l’annullamento di un’ordinanza di custodia cautelare, provvedimento nei fatti emesso il 27 agosto del 2009 nei confronti di alcuni soggetti appartenenti alla cosca Bellocco.

La scarcerazione degli affiliati

In quell’occasione in tre furono scarcerati – Rocco e Domenico Bellocco e Rocco Gaetano Gallo, ritenuti dagl inquirenti ai vertici dell’omonima cosca – ma attraverso l’illecita intermediazione garantita degli odierni indagati. L’avvocato Armando Veneto viene descritto come il trair d’union con il magistrato Giancarlo Giusti. Tutti avrebbero operato per agevolare le attività della cosca e, in particolare, per favorire il ritorno in libertà dei tre esponenti di spicco, avvantaggiando il sodalizio criminale in un momento di particolare difficoltà determinato dalla esecuzione di numerose ordinanze di custodia cautelare in carcare emesse nei confronti di capi e gregari dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. 

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