giovedì,Marzo 28 2024

Le accuse all’assessore regionale Catalfamo: un patto corruttivo con i dirigenti Avr

Secondo i pubblici ministeri, l'ex dirigente della città metropolitana avrebbe mediato nelle richieste di assunzioni di personale dei politici ed avrebbe rivelato informazioni riservate. In cambio ottenendo piccoli favori

Le accuse all’assessore regionale Catalfamo: un patto corruttivo con i dirigenti Avr

Sono accuse che pesano quelle mosse dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria nei confronti dell’assessore regionale Domenica Catalfamo nell’ambito dell’inchiesta “Helios”. Sebbene non si riferiscano all’incarico ottenuto di recente da parte della governatrice Jole Santelli, la Catalfamo, infatti, è accusata di corruzione per atto d’ufficio e per atti contrari ai doveri d’ufficio nonché di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità di delitti contro la pubblica amministrazione, in concorso con l’amministratore delegato di Avr, Claudio Nardecchia, il responsabile generale dell’Area Calabria, Enzo Romeo e Veronica Caterina Gatto dello specifico settore “Servizi ambientali”. L’accusa è di aver instaurato e mantenuto uno stabile e solido rapporto sinallagmatico funzionale ad agevolare l’esercizio delle attività economiche riferibili direttamente o indirettamente alla società Avr spa, in cambio di benefici e favori privatistici di vario tipo.

Le accuse di corruzione

Per quanto concerne le accuse di corruzione, la Catalfamo, scrivono i pubblici ministeri, «venendo meno alla posizione di terzietà e imparzialità propria del suo ruolo pubblicistico, in più occasioni, anziché denunciare all’autorità giudiziaria le illecite pretese avanzate dai politici locali nei confronti della dirigenza dell’Avr (spesso legate all’assunzione di specifici lavoratori) si prestava ad assecondare e a veicolare le suddette pretese e si impegnava a mediare tra le opposte esigenze in modo da preservare l’equilibrino tra le parti». L’esempio è quello portato fra il consigliere metropolitano Antonino Castorina e l’ex consigliere regionale Giovanni Nucera. Ma non finisce qui. Per i pubblici ministeri, la Catalfamo si interessava indebitamente a dinamiche e vicende puramente interne alle società appaltatrici (come quella riguardante l’aggiudicazione del III lotto della Gallico-Gambarie), fornendo alla dirigenza dell’Avr informazioni e notizie riservate, in violazione dei doveri di segreto e riserbo che gli erano propri, «intervenendo in modo da agevolare il celere andamento delle procedure amministrative e “sbloccare” alcune situazioni di impasse che avrebbero potuto pregiudicare gli interessi di Avr spa.

Cosa avrebbe ottenuto in cambio l’assessore regionale? Per l’accusa vantaggi di varia natura, come la disponibilità di due autoveicoli con autista per il trasporto di persone, in occasione dell’organizzazione del diciottesimo compleanno della figlia; la sistemazione abitativa a Milano per la figlia della moglie dell’ex presidente della Provincia, Peppe Raffa; il trasporto di un tapis-roulant nella propria abitazione per mezzo di un veicolo e di personale Avr. Accuse, ovviamente, che ora dovranno passare il vaglio dei giudici. Si tratta, infatti, dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Momento nel quale i pubblici ministeri potranno decidere se esercitare l’azione penale con la richiesta di rinvio a giudizio o richiedere – all’esito, ad esempio, di interrogatori e produzioni di memorie – l’archiviazione.

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