giovedì,Marzo 28 2024

Furti ed estorsioni col metodo del “cavallo di ritorno”, un arresto a Melito Porto Salvo

In manette il reggino Massimo Bevilacqua, 41 anni. Chiamava le vittime e chiedeva il riscatto per la restituzione dei mezzi rubati

Furti ed estorsioni col metodo del “cavallo di ritorno”, un arresto a Melito Porto Salvo

Il 19 settembre, i Carabinieri della Compagnia di Melito di Porto Salvo (RC) hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Procura della Repubblica, diretta dal Dott. Giovanni Bombardieri, nei confronti di Massimo Bevilacqua, 41enne reggino.

L’indagine, coordinata dal Procuratore Aggiunto Dott. Gerardo Dominijanni e dal Sostituto Procuratore Dott. Alessandro Moffa e condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile, è iniziata nel mese di febbraio di quest’anno, a seguito dell’allarmante recrudescenza dei furti di veicoli nella cittadina grecanica. Nelle notti tra il 2 ed il 6 febbraio, alcuni soggetti travisati, approfittando del buio e della minore frequentazione delle vie cittadine, hanno prima rubato un furgone telonato e, pochi giorni dopo, hanno asportato un’ambulanza privata, utilizzandola per commettere un ulteriore colpo ai danni di una concessionaria di Melito Porto Salvo, dove hanno trafugato un motociclo ed un personal computer.

Le immagini del sistema di videosorveglianza sono state determinanti per ricostruire i movimenti degli autori ed individuare il mezzo da loro utilizzato per gli spostamenti. Eloquente la metodologia impiegata nella scelta delle vittime. Infatti, una circostanza è balzata all’attenzione dei Carabinieri: sulla carrozzeria dei mezzi erano indicati i recapiti telefonici e, quindi, le vittime avrebbero potuto essere agevolmente contattate telefonicamente.

La conferma che il progetto delittuoso andasse oltre l’appropriazione dei veicoli è stata di lì a poco confermata. Gli indagati hanno poi cercato, nei giorni successivi, di chiamare le ignare vittime, chiedendo loro di recarsi nel quartiere Arghillà per pagare il “riscatto” e riottenere il mezzo rubato, secondo la tecnica comunemente conosciuta come “cavallo di ritorno”.

Gli ulteriori approfondimenti di natura tecnica hanno conclamato la responsabilità dell’arrestato, che risponderà dei reati di furto aggravato e tentata estorsione. Nel procedimento penale risultano essere denunciati anche altri due soggetti reggini, la cui ipotesi di responsabilità riguarda la sottrazione dei mezzi.

L’arrestato, esperite le formalità di rito, è stato associato alla Casa Circondariale di “Arghillà” di Reggio Calabria.

Il risultato operativo raggiunto è frutto di una costante attenzione dell’Arma alla prevenzione e repressione dei reati di tipo predatorio, questi tra i delitti che più incidono sulla tranquillità del cittadino e del suo diritto di godere a pieno titolo della proprietà.

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