mercoledì,Aprile 24 2024

‘Ndrangheta, come si sono evoluti i linguaggi mafiosi nel saggio di Lara Ghiglione

Un’analisi completa della tradizione e la cultura mafiosa. In questo momento nel mirino si trovano le risorse del Recovery Fund

‘Ndrangheta, come si sono evoluti i linguaggi mafiosi nel saggio di Lara Ghiglione

Come si sono evoluti i linguaggi mafiosi delle più imponenti organizzazioni criminali di stampo mafioso italiane: Cosa Nostra, Camorra e ‘Ndrangheta? A dare delle risposte ci pensa il saggio “Così parlano le mafie. ” di Lara Ghiglione, edito da Città del Sole. L’autrice è Segretaria Generale della Cgil di La Spezia. Lo studio parte da alcuni aspetti che riguardano la tradizione e la cultura mafiosa fino a cogliere ed analizzare la capacità delle organizzazioni mafiose di adattarsi ai tempi e alle evoluzioni culturali e tecnologiche.

Come nasce il saggio?

«Le stragi di Capaci e di Via D’Amelio, nelle quali persero la vita il Giudice Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, il giudice Paolo Borsellino, le donne e gli uomini delle loro scorte, segnarono profondamente la mia adolescenza. In particolare mi fece molto riflettere il pensiero che queste donne e questi uomini continuassero a servire lo Stato e a combattere una guerra per la civiltà e la legalità pur sapendo che questo, molto probabilmente, avrebbe comportato la loro uccisione. Per le stesse ragioni per cui mi è sempre sembrato doveroso approfondire e celebrare la storia della Resistenza, ho iniziato a interessarmi alle vicende di mafia e a farne oggetto di studio anche nel mio percorso universitario.

Del resto fascismo e mafie condividono lo stesso inaccettabile proposito: limitare la libertà e la democrazia. Un giorno, ad una iniziativa di Libera, ascoltai il Generale Governale, tutt’oggi direttore della DIA, raccontare di come in alcuni luoghi della Sicilia anche una stretta di mano concessa alla persona sbagliata possa costituire un messaggio molto chiaro alla comunità. Fu allora che mi resi conto che le mafie utilizzano linguaggi verbali e non verbali che sottovalutiamo e conosciamo poco e che invece dovremmo saper interpretare per combattere la nostra quotidiana battaglia per la legalità. Così è nata l’idea di questo saggio».

Quando parliamo di linguaggio, nel caso delle organizzazioni criminali, a che cosa facciamo riferimento?

«A tutte le modalità con le quali le mafie si esprimono e che spesso non hanno a che fare con il linguaggio verbale: riti religiosi e laici di chiara ispirazione cristiana e cattolica per rafforzare il legame culturale con il proprio territorio di origine e il legame interno al clan, l’utilizzo del cibo come ostentazione di potere o strumento di condivisione, fuochi d’artificio e stese come prova di forza e per lanciare sfide, proverbi dialettali e soprannomi per mantenere la segretezza, l’utilizzo della musica e delle produzioni cinematografiche per essere rappresentati adeguatamente, l’uso dei social network e della rete per rafforzare i traffici illegali e acquisire consenso. I gesti e il non detto come garanzia di segretezza. Questi sono alcuni linguaggi analizzati nel saggio».

Quali sono gli elementi (del linguaggio) che accomunano le organizzazioni e quali i punti di differenza?

«Dallo studio emerge molto chiaramente quanto le mafie, pur mantenendo un forte legame con il territorio di origine e le loro tradizioni culturali, siano riuscite a stare al passo con i tempi e quindi ad evolversi: l’utilizzo delle nuove tecnologie e dei social network, in particolare, lo dimostrano. Sicuramente l’aspetto che le differenzia è il fatto che la Camorra, nel tempo, abbia abbandonato alcune caratteristiche legate alla propria tradizione culturale e abbia assunto una connotazione più “moderna” che, per certi versi, la rende simile ad altre organizzazioni criminali “più giovani”».  

Come si è evoluto il linguaggio della ‘ndrangheta?

«Il fatto che attualmente, per opportunità economiche, la ‘ndrangheta abbia spostato molti dei suoi affari e traffici illegali nel nord del Paese, attraverso i cosiddetti “locali” potrebbe indurre a pensare anche ad un probabile abbandono delle proprie tradizioni culturali per adeguarsi agli “usi e costumi” delle regioni del nord. Questa cosa invece pare non essere avvenuta. Sia dalle testimonianze dei rari collaboratori di giustizia, sia dalle intercettazioni emerge una forte continuità e un legame profondo con la terra di origine e le sue tradizioni. Nonostante questo non si può negare anche una rilevante capacità di adattamento ai nuovi contesti soprattutto per l’abilità a intrecciare rapporti e ad “infiltrarsi” in contesti imprenditoriali, istituzionali e politici. Rispetto al tema delle nuove tecnologie, anche la ‘ndrangheta sa utilizzarle e le utilizza per i propri affari illeciti».

Secondo i suoi studi, parlando sempre di ‘ndrangheta, e attualizzando il contesto, l’emergenza sanitaria verso dove ha spostato gli appetiti e i traffici?

«Ogni qualvolta si configuri un importante investimento economico “istituzionale”, legato ad un qualsivoglia evento straordinario, le mafie hanno la capacità e trovano i mezzi per intercettarne una parte e incrementare il loro potere, a partire da quello economico. In questo momento nel mirino si trovano le risorse del Recovery Fund come conferma anche un report del Viminale.

Molti degli investimenti riguarderanno opere pubbliche e infrastrutture e sappiamo bene come questi siano diventati settori estremamente appetibili per le mafie, ‘ndrangheta compresa, perché, soprattutto alcune lavorazioni, sono ancora contraddistinte da uno scarso uso di tecnologie avanzate e non hanno bisogno di alte professionalità, quindi improvvisarsi imprenditori è molto più semplice rispetto ad altri settori. Guardando alla situazione attuale sappiamo che le mafie hanno investito e stanno gestendo affari attualmente molto redditizi, come quelli legati alla produzione dei dispositivi di protezione e alla sanificazione di spazi commerciali e uffici pubblici, oppure stanno richiedendo aiuti economici e ristori illegittimi. I mezzi utilizzati sono ormai noti: si va dalla falsificazione della documentazione all’utilizzo di aziende e società, alcune anche create appositamente.

Anche le importanti difficoltà economiche determinate dall’emergenza sanitaria diventano un’opportunità per chi ha denaro proveniente da affari illeciti da riciclare; quello che si prospetta è quindi da parte della ‘ndrangheta un largo ricorso a reati “classici” delle mafie come l’usura e la corruzione. In alcuni casi questo permetterà di rilevare aziende in grave difficoltà economica. E l’Interpol ha lanciato un altro preoccupante allarme: il vaccino è l’oro liquido del 2021 quindi dovremo attenderci che le mafie organizzino furti o utilizzino la corruzione per accaparrarsene grosse quantità e rimetterle sul mercato. Per riassumere il contesto attuale, sostanzialmente oggi i virus dannosi da combattere sono quindi due: il Covid e la criminalità organizzata di stampo mafioso, visto che entrambe ci possono danneggiare in modo irreversibile».

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