‘Ndrangheta, la rivelazione: «Il boss Schimizzi fu ucciso dai suoi sodali»
Lo ha dichiarato a Klaus Davi un affiliato che chiede di restare in anonimato. Fissata il 19 maggio l’udienza di morte presunta
Il boss della ‘Ndrangheta Paolo Schimizzi ucciso nel 2008 in condizioni tutte da chiarire. «Fu pestato a morte da quattro affiliati appartenenti al clan dei Tegano nelle stalle vicino a una fiumara di Reggio Calabria Nord e poi seppellito nel cosiddetto ‘Fortino’ della frazione Archi, una montagnetta difficilmente raggiungibile fino a qualche anno fa prima che ci facessero i lavori».
E’ quanto ha dichiarato a Klaus Davi da un affiliato della ‘Ndrangheta che ha chiesto l’anonimato per “tutelare la sua famiglia” e che cita fonti apicali delle famiglie di ‘Ndrangheta. Il caso Schimizzi è uno dei mille e più omicidi della mafia calabrese mai risolti, ed è particolarmente delicato perché la sua figura aveva destabilizzato gli equilibri fra i potenti clan di Reggio Calabria. Sulla vicenda Schimizzi il pm Giuseppe Lombardo aveva interrogato i pentiti Giuseppe Liuzzo e Roberto Moio che avevano confermato la tesi di un regolamento di conti nel Clan Tegano.
Dopo la morte del capo clan, la moglie Caterina Utano andò via da Reggio Calabria e porto con se le tre bambine. Klaus Davi sta lavorando a un format sugli omicidi di mafia irrisolti dal 1945 ad oggi che sono almeno 8000 sommando le varie organizzazioni mafiose comprese quelle straniere operanti in Italia. Il 19 maggio prossimo è fissata l’udienza di morte presunta dello Schimizzi avanzata dal procuratore Giovanni Bombardieri.
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