giovedì,Aprile 25 2024

Intimidazione a Nicolazzo, Klaus Davi: «Lo Stato non ha saputo prevenire quanto accade in quei luoghi»

Per il massmediologo «non basta eseguire gli arresti, ma bisogna fare prevenzione, attraverso i sindacati. Bisogna capire quali sono state le complicità, solo così ci sarà il passo avanti»

Intimidazione a Nicolazzo, Klaus Davi: «Lo Stato non ha saputo prevenire quanto accade in quei luoghi»

Il massmediologo Klaus Davi è intervenuto sul caso degli appalti delle Ferrovie di Reggio Calabria e sull’intimidazione subita nei giorni scorsi dal sindacalista Bruno Nicolazzo, impegnato proprio nel settore appalti ferroviari, spiegando perché a suo dire lo Stato non ha saputo prevenire determinate circostanze. «Mi ha colpito – ha esordito – la dichiarazione dei sindacati di Reggio Calabria, che solidarizzano con un sindacalista, Bruno Nicolazzo, il quale avrebbe ricevuto un’intimidazione, anche se non si capisce che genere di intimidazione e in che forma l’abbia ricevuta. C’è sicuramente un clima di tensione, ma non ci meravigliamo, visto che da 5 anni denunciamo e segnaliamo, attraverso articoli, video, sopralluoghi e quant’altro, ma di fatto nulla è cambiato. Questa cosa, della quale e non sono in grado di entrare nel merito, è comunque una spia che c’è un clima di altissima tensione, d’altra parte come può essere diversamente. C’è stata una scazzottata, non più di un anno fa, tra un capo reparto e un dipendente e una serie di scontri, quindi diciamo che questa intimidazione presunta non è che lo sbocco naturale. Bisogna ora capire di cosa è spia e di cosa è sintomo, e ci auguriamo che non porti a qualcosa di più grave, come purtroppo anticipato cogliendo nel segno».

Davi ha quindi sostenuto che andrà comunque avanti, «cercherò di capire cosa c’è sotto, continuerò con l’opera di denuncia e ricordo che avevo fatto una segnalazione, 2 o 3 anni fa, molto chiara, dove c’erano alcuni operai che ci segnalavano che erano state fatte delle assunzioni, nonostante queste società avessero sottoscritto con la Regione o comunque con Enti finanziatori, degli accordi di solidarietà, quindi percependo anche dei fondi pubblici. Quindi da una parte, secondo la denuncia di questi operai, prendevano i soldi da Fondi pubblici, dalla Regione o Enti che finanziavano questo stato di crisi, dall’altra c’erano assunzioni di 15/20 persone. Secondo questi operai, alcune di queste assunzioni ero addirittura legate a lavoratori affiliati o imparentati con affiliati della zona Archi – Gebbione, Labate, Tegano, De Stefano, Molinetti e così via. Quindi tutto un intruglio di cose, ma anche da questo punto di vista non ci sono solo presunti elementi penali, ma ci sono anche delle vere e proprie questioni amministrative calde su cui noi avevamo, sulla base delle indicazioni di questi operai, detto che il bubbone sarebbe scoppiato e che avrebbe potuto scoppiare da un momento all’altro, facendo un lavoro di diritto di cronaca».

Davi ha continuato dicendo che «da quello che abbiamo raccontato in questi cinque anni mi sembra che la legalità non stia lì di casa, che sia una delle tante zone franche del diritto e che quindi il condizionamento di alcune famiglie sia pesante e sia esercitato attraverso delle figure chiave che comandano lì dentro, ma anche se magari non ci sono dentro, comandano da casa, da dove abitano. È chiaro che c’è un comando eterodiretto e nonostante denunciamo da anni, indichiamo gente che viene pagata senza andare a lavorare, siamo molto ai margini della legalità. In 10 anni non è cambiato nulla purtroppo, qui devo dare ragione a chi dice, come anche Michele Santoro, che finché c’è una lotta diciamo esclusivamente “militare” della criminalità organizzata, non ne usciamo e questa è la dimostrazione plastica. Lo Stato deve fare gli arresti, attraverso le forze dell’ordine, però poi deve anche prevenire».

Il massmediologo ha sostenuto che «se i fatti mi daranno ragione, ovviamente noi abbiamo fatto il diritto di cronaca, purtroppo questa sarà la plastica dimostrazione che in Calabria lo Stato non è in grado di fare vera prevenzione del crimine. Non bastano solo gli arresti, lo Stato deve, attraverso le sue articolazioni, prevenire i fatti criminosi attraverso i sindacati che devono controllare. Hanno fatto il loro mestiere, hanno controllato? Ma anche monitoraggi continui, controlli sulle assunzioni: è vero che queste sono società private e che quindi assumono chi vogliono, ma è anche vero che se ci fosse un condizionamento di tipo mafioso delle assunzioni, la questione diventa criminale. Ecco, non si deve arrivare a quello. Non possiamo dopo 10 anni tornare al punto di prima, è ovvio che qualcosa non funziona, che la prevenzione non funziona. Qualcuno dice “occupiamo gli spazi”, ma che spazi si devono occupare, se è la ‘ndrangheta che li occupa. Perché qui nessuno ha denunciato le prevaricazioni? Non è solo una questione di clan. Qui il ruolo dei sindacati qual è stato in questi dieci anni? Hanno impedito l’assunzione di certe persone? Lo Stato deve intervenire lì, sennò i Tegano, i De Stefano e gli altri, fanno il loro lavoro, loro fanno quello. Qui bisogna capire quali sono state le complicità, solo così ci sarà il passo avanti, e poi prevenire altrimenti tra 10, 15, 20 anni saremo esattamente da capo e ci metto la firma».

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