Scatta il commissariamento per le Anpi reggine. Il presidente di Palmi si ribella
Franco Russo non ci sta: «Statuto antidemocratico. Dopo 40 di militanza – sbotta – non meritavo un comportamento così»
La segreteria nazionale dell’Anpi, associazione nazionale partigiani, ha commissariato la struttura provinciale di Reggio Calabria e le sezioni di Palmi, Taurianova, Polistena e Siderno. Lo si apprende da Franco Russo, uno dei presidenti territoriali che ha subito il provvedimento che, oltre a spiegare un iter che definisce «illegittimo», anticipa che per quanto riguarda la sua posizione personale «intende adire le vie legali contro quella che a tutti gli effetti è un’espulsione».
La decisione di Roma taglia quindi il direttivo provinciale guidato da Sandro Vitale, che aveva subito la sospensione di un anno e, secondo la ricostruzione documentata da Russo, tutto sarebbe nato proprio nella Piana reggina. «Nell’aprile dell’anno scorso – afferma il presidente palmese – il presidente provinciale e noi quattro referenti delle strutture territoriali scrivemmo una nota per sollecitare, al ministero della Salute, interventi per potenziare le strutture sanitarie calabresi vista la pandemia in corso. Non scavalcammo le strutture nazionali ma semplicemente parlammo a tutela del diritto costituzionale alla salute». Dopo quella missiva non autorizzata, Roma decise la sospensione di Russo e Vitale, mentre «gli altri presidenti furono perdonati», mettendo in moto un meccanismo che il presidente palmese contesta con parole molto dure.
«Dopo 40 di militanza – sbotta – non meritavo un comportamento così, poiché pensavo che contasse di più l’appartenenza ad una grande storica comune, anziché alla corrente di questo o quel partito. Prendo atto che lo statuto della nostra associazione purtroppo è molto antidemocratico, ovvero prevede che chi formula l’accusa è anche chi emette la sentenza, che non ha un secondo grado di giudizio se non quello che comporta che ci si rivolga al tribunale civile, cosa che farò». Russo, infine, nel rispondere ad una domanda sul perché si sia trovato in questa situazione conclude così: «A Roma si è voluto avallare il tentativo, di un gruppo ben determinato di Palmi, che aveva tentato la scalata per entrare nell’Anpi e, di fronte al nostro metodo di valutazione caso per caso delle singole richieste di iscrizione, si è capito che potevamo essere considerati ostili al disegno». Il riferimento del presidente è alle 27 richieste arrivate a Palmi, provenienti in gran parte da aderenti al Circolo Armino.