sabato,Aprile 20 2024

Bullismo a Campo Calabro, Repaci: «Non è il primo segnale di disagio adolescenziale che si verifica»

Il primo cittadino lancia l'allarme: «Rimane, da questo ed altri piccoli o grandi accadimenti, la lezione di quanto labile e talune volte soggettivo sia il confine fra le ordinarie relazioni fra adolescenti ed i fenomeni di violenza fisica o verbale e la prevaricazione o addirittura, i reati minorili»

Bullismo a Campo Calabro, Repaci: «Non è il primo segnale di disagio adolescenziale che si verifica»

«E’ di queste ore la notizia, già anticipata sui social dalla famiglia, di un nostro piccolo concittadino rimasto vittima del trascendere di relazioni adolescenziali che vanno ben al di la degli infiniti bisticci fra ragazzi che hanno costellato la vita di noi tutti. Da quel che è stato raccontato, e non ho dubbi che sia la verità, parliamo di un minore che a causa di molestie da parte di altri ragazzi ha subito un danno fisico, ma quel che più conta ha perso la serenità e la spensieratezza del muoversi liberamente in quel perimetro fatto di strade e luoghi che costituiscono il mondo dei giorni della fanciullezza». Sono queste le parole del sindaco di Campo Calabro Sandro Repaci dopo la denuncia lanciata sul Reggino.it in merito a un atto di bullismo accaduto proprio di fronte alla casa comunale.

«A lui ed alla famiglia va tutto il nostro affetto e sostegno oltre alla scontata disponibilità dei servizi sociali del comune a sostenere entrambi favorendo una rapida soluzione di questo increscioso episodio. Non è il primo segnale di disagio adolescenziale che si verifica, ed i social, ben ancor prima delle opportune necessarie indagini delle forze dell’ordine, amplificano. Quanto ciò sia un bene o un male è difficile stabilirlo. Nel mese di febbraio, l’immediata e netta presa di posizione dell’amministrazione su una rissa fra ragazzi per la quale intervenne ed ha proceduto la Polizia di Stato, venne addirittura criticata da taluni che avevano intravisto in essa un danno all’immagine della nostra comunità.

Alla luce delle critiche di allora, dovremmo tacere oggi?. Rimane, da questo ed altri piccoli o grandi accadimenti, la lezione di quanto labile e talune volte soggettivo sia il confine fra le ordinarie relazioni fra adolescenti ed i fenomeni di violenza fisica o verbale e la prevaricazione o addirittura, i reati minorili. Alle famiglie, le istituzioni, le agenzie educative, la comunità ecclesiale, la scuola e tutti coloro che agiscono nel profit educativo la cura di vigilare senza sosta su questo confine e cogliere i segnali precoci intervenendo ciascuno per la propria parte di responsabilità. Poiché se il bene comune è merito di tutti, lo sfilacciamento di un tessuto sociale non può essere responsabilità di uno solo di questi attori. La nostra comunità non ha bisogno di provvedimenti straordinari ed interventi eccezionali. E’ una comunità accogliente, solidale, compassionevole che fonda i suoi valori su una storia centenaria di sacrifici e grandi gesti di solidarietà umana e sociale. Siamo certi che nemmeno tristi episodi come quello che stiamo commentando potranno influenzarla, se non in bene, affinchè ciascuno ricordi che l’educazione è un gioco di squadra. E una squadra vince solo se è coesa e se ciascuno fa fino in fondo il suo dovere interpretando appieno il proprio ruolo».

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