Prorogato di 15 mesi il progetto “Liberi di scegliere”
“Ereditare” un “locale di ndrangheta” o farsi “battezzare” vuol dire dilapidare la propria esistenza tra le patrie galere, talvolta col fine pena mai, o i rintocchi delle campane
Di Francesco Bolognese
La vita è una sola, non torna indietro. Il nastro non si potrà riavvolgere, depennando gli errori o orrori perpetrati. Va, dunque, vissuta pienamente ed alla luce del sole, valorizzando doni e talenti che ciascuno, secondo le proprie capacità, ha ricevuto dal Creatore. Senza rimorsi o rimpianti.
“Ereditare” un “locale di ndrangheta” o farsi “battezzare” vuol dire dilapidare la propria esistenza tra le patrie galere, talvolta col fine pena mai, o i rintocchi delle campane. Tutto ciò è inaccettabile.
Per provare a spezzare questo drammatico circuito è stato concepito, tra le altre cose, nell’ambito del Pon Legalita il progetto “Liberi di scegliere”, finalizzato alla nascita di “percorsi di educazione individuali rivolti ai minori, al fine di fornire agli stessi una valida alternativa al contesto sociale fortemente caratterizzato da una cultura mafiosa.” Questa felicissima intuizione prosegue. “Il Ministero dell’Interno nell’ambito del Programma Operativo Nazionale Legalità 2014-2020 FSE Asse4.Azione 41.2, rendono noto dal ministero della Giustizia, ha approvato la prosecuzione per ulteriori 15 mesi del Progetto Pon “Liberi di scegliere” realizzato dal Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità al fine di dare continuità ai progetti educativi in corso per i minorenni segnalati dai servizi della Giustizia Minorile e per ampliare le are di intervento, nelle Regioni Calabria, Campania e Sicilia.
Il progetto ha già seguito 60 minori e giovani adulti ed ha ottenuto ottimi risultati. Le azioni effettuate, pur nella piena condivisione dei fini del Protocollo nazionale Liberi di Scegliere siglato da ultimo nel luglio 2020, risultano del tutto autonome e si iscrivono nella più complessiva attività di prevenzione della devianza svolta dal Dipartimento.” Il presidente del Tribunale Vaticano, già capo della procura reggina, Giuseppe Pignatone, in occasione della recente presentazione al Museo delle Civiltà di Roma del primo Rapporto del Dipartimento per la legalità della Pontificia Accademia Mariana Internationalis, ha ricordato, tra le altre cose, che l’azione di contrasto alle mafie “non è un compito solo di polizia e magistratura”.