Piano per uccidere il figlio di Gratteri, la solidarietà di Mattarella al procuratore
Stamani in apertura di plenum il vicepresidente del Csm David Ermini ha affrontato l'argomento: «Forte impegno di tutte le istituzioni nella lotta alle mafie»
«Vicinanza e massima solidarietà» dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dall’intero Csm al procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, dopo le notizie di stampa inerenti un piano della ‘ndrangheta diretto a uccidere il figlio del magistrato.
È stato stamani, in apertura di plenum, il vicepresidente del Csm David Ermini a affrontare l’argomento: «Vorrei aprire il plenum odierno – ha detto Ermini – la prima occasione pubblica immediatamente successiva alla diffusione delle notizie di stampa relative al proposito criminoso diretto a uccidere il figlio del procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, esprimendogli a nome del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che mi ha espressamente incaricato, a nome mio e dell’intero Consiglio piena vicinanza e massima solidarietà, ribadendo con forza – ha sottolineato – la responsabilità e il forte impegno di tutte le istituzioni nella lotta alle mafie e nell’assicurare protezione ai magistrati, alle loro famiglie e a tutti coloro che combattono ogni giorno per liberare la società dalle organizzazioni criminali di ogni genere».
Apprezzamento per l’intervento di Ermini ed ancora di più per «la presa di posizione esplicita del presidente della Repubblica» è stato espresso dal consigliere del Csm Nino Di Matteo, anche lui destinatario nel luglio scorso di un’analoga manifestazione di solidarietà da parte del capo dello Stato. Di Matteo ha definito «doverosa» una riflessione su «tutti i magistrati esposti a gravosi impegni e rischi che finiscono per coinvolgere anche i loro familiari» e ha voluto ricordare Rosario Livatino e Antonino Saetta, «uccisi mentre svolgevano le funzioni di giudice» ed «esempio per le nuove generazioni».
All’intervento di solidarietà a Gratteri si è associato anche il consigliere Antonio D’Amato (Magistratura Indipendente) che al ricordo dei magistrati di cui ricorre in questi giorni l’anniversario della loro uccisione, ha unito quello del giudice palermitano Cesare Terranova, assassinato il 25 settembre 1979 a pochi passi dalla propria abitazione, in un agguato in cui perse la vita anche il maresciallo Lenin Mancuso. Sono magistrati che hanno incarnato un modello «in antitesi con “il sistema Palamara”» , ha sottolineato D’Amato, che ha poi espresso «vicinanza a tutti i magistrati che giorno per giorno, tra immense difficoltà, pericoli e incomprensioni, assolvono al loro compito di amministrare la giustizia con fermezza, coraggio e dignità».