giovedì,Marzo 28 2024

Locride terra di sbarchi. Sulla ionica l’emergenza continua

I soccorsi in mare non si fermano. Solo ieri giunti quasi 300 migranti. «La loro meta non è l'Italia, ma l'Europa tutta»

Locride terra di sbarchi. Sulla ionica l’emergenza continua

La rotta è quella turca. Da Smirne alla Locride, attraversando Egeo e Mar Jonio. Un viaggio senza soste lungo almeno una settimana tra fame e sete, paura e lacrime, ma anche speranza e fiducia. In poco più di tre mesi sono oltre una quarantina gli sbarchi di migranti registrati sulle coste del reggino. Un trend in crescita dai numeri preoccupanti, che sta mettendo a dura prova forze dell’ordine e volontari, chiamati a veri e propri tour de force per garantire accoglienza a chi fugge da fame e persecuzioni. Un flusso continuo difficile da fermare soprattutto per i mezzi utilizzati, spesso vecchi pescherecci o piccole barche a vela, facili da confondere con quelle dei turisti per provare ad eludere i controlli. Ma davanti alla prospettiva di una morte sicura, i profughi sono disposti anche a pagare migliaia di euro agli scafisti per affrontare il mare e rincorrere il sogno di una vita migliore.

«Gran parte dei migranti che arrivano qui sono di provenienza asiatica – raccontano i soccorritori – per lo più iraniani, ma anche iracheni, siriani, bengalesi e pakistani. In realtà il loro viaggio inizia molto prima dell’imbarco, fatto di lunghe traversate via terra dai loro paesi fino al primo porto utile per la partenza. Spesso arrivano anche molto bagnati, stanchi e anche con tanti malesseri, perché a bordo il mangiare e il bere non basta per tutti. Nei loro occhi si percepisce la meraviglia di toccare il suolo, anche se spesso non si conosce in che regione si arriva, perché la loro meta non è l’Italia, ma l’Europa tutta». Tra i migranti non mancano nuclei familiari e minori, anche non accompagnati. «Talvolta piangono pensando agli affetti persi. E i più piccoli, prima di andare via, lasciano disegni colorati per dire grazie».

E mentre il sindaco Vittorio Zito ha chiesto a gran voce l’intervento del Ministero per fronteggiare l’emergenza, l’accoglienza al porto continua. «Siamo stremati e senza tempi di ripresa – ha detto Concetta Gioffrè, presidente del comitato locale della Croce Rossa – Ma anche se stanchi ci troveranno sempre qui, perché dobbiamo rispettare la divisa che indossiamo e mettere in pratica i nostri principi. Nessuno dei migranti si è mai lamentato, molti di loro hanno manifestato sempre sentimenti di riconoscenza e gratitudine nei nostri confronti. Il nostro primo compito è quello di farli sentire al sicuro». A complicare e rallentare il lavoro dei volontari da un anno e mezzo sono i protocolli anti-Covid. «Vorremmo proporre alla Prefettura l’utilizzo dei tamponi rapidi – ha concluso Gioffrè – affinchè i migranti possano permanere sul posto sempre meno e fare spazio ad altri».

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