venerdì,Marzo 29 2024

‘Ndrangheta al Nord, i beni sequestrati riconducibili all’imprenditore Antonio Pronestì

Era accusato di aver fatto parte della cosca Raso-Gullace-Albanese e avrebbe avuto il ruolo di «favorire - è scritto nel capo di imputazione - le attività imprenditoriali del sodalizio criminal»

‘Ndrangheta al Nord, i beni sequestrati riconducibili all’imprenditore Antonio Pronestì

È Antonio Pronestì detto “Antonello”, di 59 anni, l’imprenditore al quale la Direzione investigativa antimafia di Milano ha sequestrato i beni su disposizione della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria che ha accolto la richiesta della Procura guidata da Giovanni Bombardieri. Coinvolto nell’inchiesta “Alchemia”, nel luglio 2020 Pronesti è stato assolto in primo grado dal Tribunale di Palmi al termine del processo che si è celebrato con il rito ordinario. Era accusato di aver fatto parte della cosca Raso-Gullace-Albanese e avrebbe avuto il ruolo di “favorire – è scritto nel capo di imputazione – le attività imprenditoriali del sodalizio criminale”.

Secondo la Dda, infatti, sarebbe stato “a completa disposizione degli interessi della cosca”. Residente a Vercurago, in provincia di Lecco, Pronestì è in “rapporti di parentela con Girolamo Raso ‘Mommo’, detto anche ‘il professore'”. Nonostante l’assoluzione dall’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, Pronestì risulta pregiudicato per furto, tentato furto, ricettazione, associazione a delinquere e resistenza a pubblico ufficiale. I sigilli della Dia sono stati apposti a quote azionarie di otto società informatiche con sedi legali in Milano, Roma e Canton Ticino attive nel campo del settore delle scommesse e lotterie. Le società interessate dal sequestro risultano capitalizzate complessivamente per oltre 6 milioni di euro e nell’ultimo biennio hanno conseguito volumi d’affari per oltre 15 milioni.

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