giovedì,Aprile 25 2024

Trentennale Dia, Siviglia: «Il 26 gennaio possa diventare la giornata dedicata agli uomini alle donne delle scorte»

La moglie dell’agente Montinaro: «Ho sposato Antonio perché aveva dei grandi valori dentro, non era solo un gran bel ragazzo, e questi valori vanno trasmessi alle future generazioni»

Trentennale Dia, Siviglia: «Il 26 gennaio possa diventare la giornata dedicata agli uomini alle donne delle scorte»

Ricordare gli uomini delle scorte, quelli che hanno sacrificato la loro vita e quelli che vivono ogni giorno nel pericolo. L’idea dell’accostamento tra la sacralità del lavoro di questi agenti e la bandiera italiana è venuta a Bruna Siviglia, presidente Biesse, ascoltando una canzone degli stadio “Per la bandiera“ (scritta da Gaetano Curreri il giorno dopo la strage di Capaci). Una iniziativa inserita a Reggio Calabria nell’ambito delle celebrazioni per il trentennale della Dia.

«Ho sentito la necessità di dedicare una giornata alle donne e gli uomini delle scorte ma non solo a quelli che hanno perso la vita, ma anche a quelli che quotidianamente fanno questo lavoro, in silenzio e mettono a repentaglio la loro vita per la bandiera, per lo stato, per i valori di legalità e giustizia – spiega Bruna Siviglia –  persone che hanno tanti oneri e pochi onori. Allora ho sentito l’esigenza di onorare il loro lavoro e domani  lancerò l’iniziativa che questa giornata del 26 gennaio possa davvero diventare la giornata nazionale dedicata e con agli uomini alle donne delle scorte.

Domani o arriverà per la prima volta in Calabria la teca con la Quarto Savona 15 che contiene i resti della Croma blindata, dove c’erano gli uomini della scorta di Falcone, tra cui il caposcorta Antonio Montinaro, dove hanno perso la vita.  In quella macchina ci sono tre famiglie, emblemi della lotta all’antimafia ed emblema anche delle persone oneste e perbene che credono nei valori di legalità e giustizia, fino al punto di perderne la vita.  Consegneremo proprio una borsa studio di 1.000 euro ad un giovane studente dell’istituto alberghiero di Villa San Giovanni intitolata proprio ad Antonio Montinaro che servirà a sostenerlo nel suo proseguo di vita professionale e lavorativa e anche per far camminare l’idea di Antonio, il coraggio, la forza e la sua perseveranza, il suo senso di abnegazione verso  il suo lavoro».

«Penso che sia importante che ognuno di noi faccia qualcosa – ha spiegato Tina Montinaro, moglie di Antonio – mi è piaciuta l’idea di Bruna, nel trentennale della Dia che propri da Giovanni Falcone era stata voluta». Ma che cos’era il lavoro per Antonio Montinaro? «Mio marito aveva fatto una scelta, quando è entrato in polizia ha fatto un giuramento, poi ha deciso di ascoltare il dottor Falcone a ventiquattro anni, scortava l’uomo più in pericolo del Paese. E io l’ho sposato quell’uomo perché aveva dei grandi valori dentro, non era solo un gran bel ragazzo, e questi valori vanno trasmessi alle future generazioni».

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