sabato,Aprile 20 2024

Caso Rositani, processo alle battute finali: attesa per la sentenza

Il padre di Maria Antonietta chiede giustizia e una pena certa nei confronti di Ciro Russo, l'ex marito che tentò di uccidere sua figlia dandole fuoco

Caso Rositani, processo alle battute finali: attesa per la sentenza

La storia della calabrese Maria Antonietta Rositani, data alle fiamme dall’ex marito e che porta cicatrici indelebili nel corpo e nell’anima che l’hanno segnata per tutta la vita, è stata al centro dell’evento tv “Women for Women against Violence – Camomilla Award”, dedicato alle donne vittime di violenza e che combattono il tumore al seno, promosso dall’Associazione Consorzio Umanitas, presieduta dalla calabrese Donatella Gimigliano, che ne è l’ideatrice e la produttrice e che andrà in onda su RaiDue il prossimo 4 giugno.

«La donna, a causa di una misera pensione, nessun risarcimento a cui avrebbe diritto, e figli a carico – è detto in una notadell’associazione – aveva abbandonato la speranza di curarsi e di alleviare quei segni indelebili sul suo viso e sul suo corpo. La sua storia era già stata raccontata nell’edizione dello scorso anno da Irene Ferri e l’organizzazione, grazie al partner Acaia Medical Center gestito dai fratelli Mara, Carmen e Michele Pisano, si è attivata subito per aiutarla concretamente con un importante contributo economico e l’ha affidata alle cure del prof. Mario Pelle Ceravolo che, affiancato dal dott. Matteo Angelini, l’ha sottoposta, a titolo gratuito e in clinica privata, ad un delicatissimo intervento chirurgico all’occhio che le ha consentito di recuperarne la funzionalità.

I due chirurghi sono stati insigniti del Camomilla Award. A consegnare il premio, realizzato dall’orafo Michele Affidato, è stata proprio Maria Antonietta che ha manifestato pubblicamente il suo ringraziamento ai medici. Quasi sempre si parla di chi muore e non ce la fa – ha detto
Donatella Gimigliano – Women for Women against Violence, attraverso testimonianze autentiche, parla di vita e dà voce a chi non smette mai di combattere e vince ogni giorno, e lo fa raccontando anche il difficile percorso di rinascita che tante donne devono affrontare in solitudine, offrendo però un messaggio di speranza e incoraggiamento: dalla violenza,
qualsiasi essa sia, si può uscire». Nel corso della manifestazione Lapo Elkann, presidente della Fondazione Laps ha annunciato che si sta lavorando «per realizzare un progetto di case Laps in Calabria per donne e
bambini vittime di violenza».

«Tre anni di lotte e di ospedale, di paura e di calvario. Domani giorno 17 maggio alle ore 11 in Corte D’appello a Reggio Calabria continua il Processo un’altra udienza e sarà il Procuratore Generale a replicare. Poi la camera di consiglio. Almeno si spera». Sono le parole di papà Carlo ad annunciare l’ennesimo step della lunga trafila giudiziaria che vede Maria Antonietta Rositani attendere l’esito di un processo contro l’ex marito Ciro Russo che tentò di ucciderla dandole fuoco.

«Ai politici di oggi, a chi ci governa, a questa Italia cieca sorda e vile al richiamo di aiuto, a questa Italia che non ama gli italiani. Son trascorsi tre anni due mesi e cinque giorni da quel 12 marzo del 2019, giorno dell’agguato a mia figlia Maria Antonietta. Quella mattina sulla via Frangipane a Reggio Calabria. Ricordo che la notte non ero riuscito a dormire non stavo bene e già all’alba di quel 12 marzo mi trovavo seduto accanto al tavolo del soggiorno. Verso le ore otto la stanza si riempi Intorno a me gli affetti a me più cari ,la mia famiglia, un segno di Dio . Dio voleva farci stare uniti . Da li a poco l’agguato. Mio figlio Danilo si mise vicino alla finestra ,Rosario e Maria Grazia seduti accanto a me e intorno a noi il silenzio Quel silenzio rotto poi subito dopo dallo squillo del mio telefonino Valeria la mia dolce figlia Valeria che a singhiozzi mi urlava di avvisare Maria Antonietta che Ciro era scappato dagli arresti domiciliari da Ercolano.Riagganciai subito il telefono chiamai Maria Antonietta l’avvisai dell’evasione e le disse di telefonare e informare subito le Forze dell’Ordine raccomandandole di mettersi al sicuro.

Poche parole, la trovai agitatissima al telefono Ciro l’aveva già tormentata umiliata con diverse telefonate fin dall’alba di quella mattina. Subito dopo neanche il tempo di scambiarci tra di noi qualche parola che squillò il telefonino di Danilo. Il suo volto diventò bianco e senza dire una parola lasciò la stanza e andò via di casa. Senza darmi il solito bacio prima di uscire da casa. Da li a poco la mia casa fu piena di poliziotti che ci avvisarono dell’accaduto, ci presero e ci portarono per sicurezza tutti a casa di mia madre dove viveva Maria Antonietta, Li in quella casa che fu di mio padre trovai mia madre seduta nel soggiorno, tra le sue belle mani il Rosario a pregare Da quel momento la nostra vita cambiò. Faccio una premessa ,il giorno prima Maria Antonietta mi telefonò dicendo di dover portare il piccolo William a una festa di un compagno di scuola e che la festicciuola sarebbe finita intorno alle dieci di sera. Aveva paura di ritornare a casa da sola Le dissi subito ti accompagna uno dei tuoi fratelli, stai tranquilla. Sai papà mi disse Maria Antonietta se Ciro scappa da Ercolano mi uccide ,ci ammazza. I

o le risposi stai tranquilla ,bella mia, Ciro è a Ercolano cinquecento chilometri da Reggio Calabria, ci avviseranno in tempo, la Polizia, se scappa abbiamo tutto il tempo per proteggerti e poi la polizia stai serena ti proteggerà. Ti proteggerò io figlia mia. Non fù così purtroppo. Non è stato cosi i Carabinieri di Ercolano dopo aver accolto la denuncia del Papà di Ciro dell’evasione nella notte del figlio alle ore otto e zero cinque nessuno ha informato Reggio Calabria.

Per creare una società in cui non vi siano più abusi sulle donne, occorre prima educare il cuore della gente all’amore. Se si ama non si uccide. L’amore è figlio della Libertà e della pace È indefinibile l’amore per chi ama veramente L’amore è quel sentimento che noi avvertiamo è una spinta interiore della volontà a dare un dono, e a volte a dare in dono noi stessi. Quell’amore, quel donarsi quel sentirsi uomo, genitore ,padre figlio di Dio all’interno della famiglia. Comprendere il motivo per cui la violenza sulle donne sia così difficile da combattere, significa analizzare anche l’aspetto giuridico e culturale. Se per anni il sistema legislativo è stato dalla parte degli uomini e il femminicidio, come una faccia dell’amore, ” Ti uccido perchè ti amo ” diventa facile capire l’arrendevolezza delle creature femminili davanti agli abusi. Educare all’amore significa creare una società lontana dalla violenza sulle donne.

Perché l’amore non è folle gelosia, non è pazzia non si nutre di rinunce e sofferenze, ma arriva per migliorarci. L’amore porta solo felicità. Non ti chiede di essere diversa, ma si alimenta e cresce attraverso le tue passioni. Chi ti ama, non ti costringerebbe mai alla prigionia ne a fare di te una schiava donna di casa, ma asseconda i tuoi sogni. L’amore equivale al rispetto alla comprensione alla parità dei diritti tra uomo e donna ed è figlio della Libertà. La violenza non è prerogativa delle menti predisposte al crimine, ma riguarda chiunque Chiunque veste una mentalità criminale grezza e patriarcale. E’ una forma viscerale d’egoismo di alcuni uomini che è tutto a scapito di un essere debole come la donna ,.che “per amore” uccide la donna. La loro è tutta una visione patriarcale e maschilista Infatti molto spesso il movente del femminicidio, è la gelosia morbosa. Già Shakespeare, aveva individuato la centralità di questa emozione, che se non controllata, può degenerare e causare veri drammi che porta il femminicidio come atto di amoreMa tutto questo non è pazzia.

Chi commette questi disumani gesti è perfettamente consapevole di quello che fa non chiede mai perdono perchè quello che fa per lui ” Dio e re ” in casa è nel giusto. Lo fa perchè si crede Padrone e Dio in casa. Non mi lascia nessuno a me e tanto meno una donna Questo dovresti saperlo? E se accade ti uccido Ammazzo te e i tuoi cari. Che Dio ce la mandi buona .Da italiano e figlio di questa nostra bella Italia mi affido alla giustizia terrena. No la violenza non è mai pazzia».

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