giovedì,Marzo 28 2024

Omicidio Cordì, i legali di Menniti e Sfara: «Vanno assolti»

Gli avvocati dei due imputati nell'arringa hanno ricostruito le fasi dell'omicidio del cameriere scagionando i loro assistiti. Il 10 giugno tocca al legale di Susanna Brescia. Poi la sentenza

Omicidio Cordì, i legali di Menniti e Sfara: «Vanno assolti»

Giuseppe Menniti e Francesco Sfara, imputati per il delitto di Vincenzo Cordì, il cameriere trovato carbonizzato all’interno della sua auto nel 2019 a San Giovanni di Gerace, vanno assolti. La richiesta è arrivata oggi dagli avvocati Girolamo Curti e Antonio Ricupero a conclusione di una lunga arringa davanti alla Corte d’Assise del tribunale di Locri. Secondo i penalisti Menniti e Sfara non sono colpevoli dei reati di concorso in omicidio contestati loro dalla Procura locrese, che ha chiesto per i due imputati 30 anni di reclusione a testa.

L’avvocato Curti non ha condiviso le argomentazioni e la ricostruzione del pubblico ministero Marzia Currao. «In questo processo di prove non ce ne sono – ha tuonato in aula – Si tratta di un processo indiziario. Brescia e Menniti non erano insieme quella sera. Le telefonate pre-ordinate ad incontrarsi? Falso, non si sono mai incontrati, si parla di tentativi di chiamata e non c’è nessuna rilevanza sotto il profilo penale. Relazione sentimentale? Questo non può costituire il movente del delitto. Menniti aveva tante altre donne – ha incalzato l’avvocato – un soggetto lontano da ambienti criminali e mai attenzionato dalle forze dell’ordine. E’ un viveur, e secondo voi rischierebbe un ergastolo perché la sua compagna gli avrebbe chiesto di uccidere il marito? Questo processo è il festival dell’errore».

Identica la linea difensiva adottata dall’avvocato Ricupero, nell’interesse di Francesco Sfara. «L’istruttoria dibattimentale ha evidenziato l’insufficienza di riscontri probatori – ha spiegato il legale – rendendo evanescente la ricostruzione accusatoria della Procura a carico del mio assistito. Francesco Sfara è totalmente estraneo alle accuse mosse. Da oltre due anni si trova rinchiuso in carcere per un delitto mai commesso. Nei suoi confronti un’insussistenza di prove quale co-esecutore materiale dell’omicidio». Dai tabulati telefonici analizzati dalla Procura sono stati rilevati 25 contatti tra Sfara e Brescia. «Alle 23:17 abbiamo l’unica telefonata che genera una conversazione. La Brescia non si trovava in montagna, ma in un luogo dove c’è segnale. Filmati sorveglianza distributore? Non si può affermare con certezza che quella era la Fiat Punto di Sfara. E se fosse stato un delitto premeditato non avrebbero fatto rifornimento di benzina il giorno stesso. Rapporto conflittuale tra Sfara e Cordì? Manca totalmente il movente omicidiario a carico di Sfara. Non è un ragazzo dedito alla malavita, è incensurato e senza precedenti penali. Il vero rapporto conflittuale lo aveva con il padre biologico. Ci sono zone d’ombra incredibili in questo processo». In caso di condanna l’avvocato Ricupero ha chiesto l’applicazione della riduzione di pena, avendo in udienza preliminare chiesto per il suo assistito il rito abbreviato, ritenuto inammissibile.

Il processo si concluderà il prossimo 10 giugno con l’arringa dell’avvocato Menotti Ferrari, difensore di Susanna Brescia, per cui la Procura ha chiesto la pena dell’ergastolo. Poi la Corte presieduta dal giudice Amelia Monteleone si chiuderà in camera di consiglio. La sentenza potrebbe arrivare nei giorni successivi.

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