venerdì,Marzo 29 2024

Inchiesta “Farmabusiness”, la Dda propone l’appello contro l’assoluzione di Domenico Tallini

L'ex presidente del Consiglio regionale della Calabria era imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso

Inchiesta “Farmabusiness”, la Dda propone l’appello contro l’assoluzione di Domenico Tallini

La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha proposto appello contro la sentenza con cui il Tribunale il 18 febbraio scorso, a conclusione del processo svoltosi con rito abbreviato, ha assolto Domenico Tallini, ex presidente del Consiglio regionale della Calabria nonché ex esponente di Forza Italia, oggi dirigente di “Noi con l’Italia”, dall’imputazione di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso.

I reati erano contestati a Tallini nell’ambito dell’inchiesta denominata “Farmabusiness”, incentrata su presunti illeciti nella vendita all’ingrosso di farmaci organizzata da presunti affiliati alla cosca Grande Aracri della ‘ndrangheta che avrebbero investito a tale proposito i proventi delle attività illecite del gruppo criminale con l’aiuto di imprenditori, esponenti politici e funzionari pubblici collusi. Secondo i magistrati della Dda che hanno sottoscritto l’appello, il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e i sostituti Domenico Guarascio e Paolo Sirleo, «l’assessore Tallini, ancorché limitarsi ad indicare funzionari regionali da contattare e quant’altro, risulta, dalla vicenda in esame, plasticamente inserito nell’affare, tanto da andare a esaminare i capannoni necessari per la nascita del consorzio farmaceutico».

Gli stessi magistrati fanno notare, inoltre, come non sia stato soltanto Domenico Scozzafava, condannato a 16 anni in abbreviato, a fare il nome dell'”assessore” nel corso di un summit nella tavernetta della cosca Grande Aracri, ma anche gli stessi componenti del clan come Leonardo Villirillo, che «aveva assicurato la disponibilità dell’esponente politico per l’autorizzazione e per altre problematiche», mentre Salvatore Grande Aracri «ha confidato agli altri membri della famiglia che Tallini aveva già “consorziato”, anche in assenza di autorizzazione, già quattro farmacie».

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