mercoledì,Aprile 24 2024

Perquisizione Reggina, l’ipotesi degli inquirenti: Dalia investì 180mila euro per occultarli ai controlli

Un “giochino” non troppo diverso da quello che l’ex patron amaranto che vede la società di calcio nei panni di “vittima”

Perquisizione Reggina, l’ipotesi degli inquirenti: Dalia investì 180mila euro per occultarli ai controlli

di Vincenzo Imperitura – Non c’è pace per la Reggina targata Luca Gallo. Dopo il clamoroso arresto dell’ex presidente che aveva trasformato la malcapitata società dello Stretto in una sorta di scatola cinese in cui disperdere parte della “contabilità creativa” delle sue aziende, ieri le fiamme gialle sono tornate negli uffici amministrativi della società amaranto su mandato del tribunale di Bari. Sotto la lente degli investigatori, questa volta, la sponsorizzazione di “Dalia”, la società il cui logo campeggiava sulle maglie indossate dalla prima squadra durante la scorsa stagione. Niente a che vedere con la nuova società a guida Saladini quindi, solo (si spera) gli ultimi rinculi di uno dei periodi più oscuri della lunga storia amaranto.

Nessun indagato

Sono tre i bonifici su cui gli inquirenti di Bari stanno cercando riscontri: 183 mila euro in totale con la causale di «sponsorizzazione/acconti» versati dalla società “Dalia” nelle casse della società dello Stretto mediante tre distinte operazioni bancarie. La prima dell’ottobre del 2021 per 122 mila euro, poi una seconda il 24 e di nuovo il 25 di novembre per 50 mila e 11 mila euro. Soldi che, sulla carta, andavano a pagare la visibilità sui campi della serie B della “Dalia”, ma che, sostengono gli inquirenti, erano finiti alla Reggina nel tentativo, da parte della stessa società sponsorizzatrice, di “imboscarli” rispetto ai controlli delle forze dell’ordine.

La Dalia srl, società di Lequile, in provincia di Lecce, e che si occupa, almeno in teoria, di «studi medici specialistici e poliambulatori» e il suo legale rappresentante Lidia Lezzi sarebbero tasselli di una rete costruita dall’imprenditore barese Alessandro Trerotoli. L’uomo, attraverso una terza società (la Unica srl) sarebbe riuscito ad accaparrarsi milioni di euro in crediti d’imposta relativi ai bonus facciate.

Di questi capitali, sostengono gli inquirenti, buona parte sarebbero stati movimentati in modo sistematico, anche attraverso Dalia che di quell’universo imprenditoriale faceva parte, nel tentativo di nasconderli alle forze dell’ordine. La sponsorizzazione della Reggina, rientrerebbe tra questi movimenti. Un “giochino” non troppo diverso da quello che l’ex patron amaranto – ancora ristretto ai domiciliari nella sua casa romana – avrebbe messo in piedi sulle spalle della Reggina e che anche in questo caso vede la società di calcio nei panni di “vittima”.

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