venerdì,Marzo 29 2024

Streaming illegale, perquisizioni e sequestri anche a Reggio

La vasta operazione disposta dalla Procura distrettuale di Catania, vede 70 indagati a vario titolo

Streaming illegale, perquisizioni e sequestri anche a Reggio

L’operazione portata a termini dalla Polizia di Stato contro la pirateria audiovisiva (il giro d’affari stimato è di 30 milioni mensili), disposta dalla procura distrettuale di Catania, attraverso l’attività dei Centri operativi sicurezza cibernetica della Polizia postale, vede 70 indagati a vario titolo per associazione per delinquere a carattere transnazionale, riciclaggio, trasferimento fraudolento di beni, sostituzione di persona e altro.

Le indagini, avviate dal Centro operativo sicurezza cibernetica di Catania con il coordinamento del Servizio polizia postale di Roma, hanno permesso di delineare l’esistenza di una associazione criminale organizzata in modo gerarchico (capo, vice capo, master, admin, tecnico, reseller), i cui capi erano distribuiti sul territorio nazionale (Catania, Roma, Napoli, Salerno e Trapani) ed all’estero in Inghilterra, Germania e Tunisia. Le vittime sono le più note piattaforme televisive, quali Sky, Dazn, Mediaset, Amazon Prime, Netflix, attraverso il sistema delle Iptv illegali con profitti mensili per molti milioni di euro.

Nell’ambito della associazione, un gruppo più ristretto, operante tra Catania, Roma, Napoli, Salerno e Trapani, ha costituito una sorta di gotha del mercato nazionale illegale dello streaming. Nelle conversazioni tra gli associati si evidenzia la loro consapevolezza di essere una vera organizzazione criminale: «C’è un boss… 5 capi decine». Così come vi è risolutezza nel dirimere eventuali contrasti anche con azioni violente, nonché l’indicazione di tenere un basso profilo: «Virunu ca tu t’accatti na machina all’annu virunu ca ci spenni 50 mila euro na machina nova, virunu ca t’accatti scappi di 300 euro. Io ho dovuto fare mettere a posto pure a mia moglie, che non ci va a lavorare per pulire i soldi».

Le indagini hanno preso avvio grazie agli spunti probatori di una precedente operazione della Polizia postale di Catania (operazione “Blackout”). Ingenti i guadagni, solamente nei mesi di indagine ammontano a circa 10 milioni di euro ma si ritiene che i danni per l’industria audiovisiva potrebbero ammontare ad oltre 30 milioni di euro mensili, considerato che l’operazione odierna ha fatto luce sul 70% di streaming illegale nazionale pari a oltre 900 mila utenti. Le città interessate dalle perquisizioni sono Ancona, Avellino, Bari, Benevento, Bologna, Brescia, Catania, Cosenza, Fermo, Messina, Napoli, Novara, Palermo, Perugia, Pescara, Reggio Calabria, Roma, Salerno, Siracusa, Trapani, L’Aquila e Taranto. L’operazione si è avvalsa dell’ausilio del personale dei Centri Operativi Sicurezza Cibernetica di Palermo, Reggio Calabria, Roma, Bologna, Napoli, Perugia, Ancona, Pescara, Milano, Bari e Torino.

Gabrielli: «Disarticolato “Gotha” della pirateria»

«C’è un sistema economico criminale che di fatto, poi, drena enormi risorse a quello legale, con dietro strutture organizzate, ormai stratificate e ben organizzate e presenti sul territorio come una vera e propria attività commerciale». Lo ha affermato il direttore della Polizia postale, Ivano Gabrielli, sulla maxioperazione contro la pirateria audiovisiva sottolineando che le indagini «hanno dimostrato dei collegamenti con una vera e propria associazione criminale a vari livelli, con vari ruoli, fino al vertice, che si definiva il ‘Gotha’».

«Oltre alla posizione dei 70 indagati – ha aggiunto Gabrielli – approfondiremo le indagini e le posizioni anche di chi distribuisce e di chi acquista questa forma illegale di produzione. Ricordiamoci che è un mercato illegale che alimenta altri mercati criminali. Chi fa l’abbonamento illegale magari pensa che sta facendo una piccola cosa, ma in realtà si contribuisce fattivamente finanzia un mercato criminale con ricavi enormi. Stiamo parlando – ha ricordato Gabrielli – del 70% del mercato illegale che stiamo disarticolando intervenendo anche infrastruttura criminale tecnica. Il ‘Gotha’ è italiano, ma l’infrastruttura informatica è straniera. Legami con Cosa nostra? Al momento non abbiamo evidenze di questo tipo».

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