giovedì,Marzo 28 2024

Reggio, Governale: «‘ndrangheta ancora forte, ora entrino in gioco scuola, chiesa e media»

Il già comandante dei Ros e della Dia ha dialogato con i giovani reggini al MArRC: «La mafia si nutre dell’ignoranza e dove esiste l’ignoranza prolifera la criminalità»

Reggio, Governale: «‘ndrangheta ancora forte, ora entrino in gioco scuola, chiesa e media»

«Falcone lo diceva spesso che la mafia è un fenomeno naturale. E come ogni fenomeno naturale avrà un inizio e poi avrà anche una fine. Dobbiamo sempre ricordare che le mafie, la ‘ndrangheta, la camorra, cosa nostra, non sono autorizzazioni criminali e basta altrimenti l’avremmo vinte. Il problema è che hanno un vivaio del quale si nutre».

Queste le parole del generale dei Carabinieri Giuseppe Governale, già al comando dei Ros e della Dia, durante la presentazione, al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, del volume “Sapevamo già tutto”.  L’incontro, svolto in collaborazione con l’associazione culturale Biesse, ha visto il generale dialogare con i tanti giovani presenti sul tema “La mafia teme più la giustizia o la scuola?”. E ad emergere è stato un dato importante: «La mafia si nutre dell’ignoranza e dove esiste l’ignoranza prolifera la criminalità».

La testimonianza

Una vita al servizio dello Stato combattendo la criminalità organizzata. Un’esperienza racchiusa nel suo libro “Sapevamo già tutto” così il generale ha invitato a riflettere su un dato: cosa sanno i giovani della storia dei magistrati e degli uomini che hanno dato la vita per servire lo Stato? Nulla. E questo è legato anche a un sistema che vede la storia, scritta in libri di testo che «su 600 pagine ne dedicano solo due alla criminalità», ha confermato il generale.

Un messaggio chiaro che disegna il futuro della lotta alle mafie, quello proiettato da chi questa lotta l’ha portata avanti in prima persona: «Dobbiamo approfittare ora che siamo passati per la prima volta in vantaggio. Abbiamo sempre rincorso le mafie e ora che siamo in grado anche di prevenirle dobbiamo insistere. Sul piano militare abbiamo vinto tante battaglie. Le abbiamo indebolite, soprattutto cosa nostra e la camorra. La ‘ndrangheta rimane forte, purtroppo per noi, ma dobbiamo passare alla seconda fase. Adesso è il tempo dello sfruttamento del successo e far comprendere che devono entrare in gioco altre realtà come la scuola, la chiesa, i media».

E la cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro diventa, per il generale, un punto da cui ripartire perché «più che la capacità operativa, lui era il simbolo e le mafie vivono anche di simboli. Questo è un messaggio importante, ok vai avanti ma primo o dopo vi incastriamo».

Il futuro

Ma lo sforzo delle forze dell’ordine e della magistratura rischia di diventare vano se non si agisce sul sistema educativo. Proprio per questo la sinergia con realtà diverse diventa fondamentale e ad intervenire in tal senso è stato il procuratore del tribunale dei minori di Reggio Calabria, Roberto Di Palma: «L’educazione alla legalità ma, soprattutto, al vivere civile è fondamentale. Questo perché è proprio quella che recide le radici della ‘ndrangheta, del malaffare. Bisogna far comprendere ai ragazzi che sono cittadini e non sudditi. Devono partecipare allo Stato, essere un pezzo dello Stato e se tu sei un pezzo dello Stato non vai contro te stesso, non vai contro lo Stato».

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