martedì,Aprile 16 2024

‘Ndrangheta stragista, Ingroia: «L’attentato a Costanzo era un messaggio a Berlusconi»

L’avvocato di parte civile ed ex pm di Palermo ha ricostruito gli atti che hanno caratterizzato il periodo stragista

‘Ndrangheta stragista, Ingroia: «L’attentato a Costanzo era un messaggio a Berlusconi»

«Pezzi dello Stato occulto spesso hanno tradito i veri servitori dello stato come i carabinieri Fava e Garofalo». È stato netto nel suo intervento l’avvocato di parte civile ed ex pm di Palermo Antonio Ingroia che rappresentando le famiglie dei due carabinieri uccisi è intervenuto per chiedere « la conferma della sentenza di primo grado». La richiesta è, dunque, dell’ergastolo per i boss Graviano e Filippone alla sbarra nel processo ‘Ndrangheta stragista in corso in Corte d’Appello a Reggio Calabria.

«È emerso un quadro che ha tutti i tasselli a loro posto. Tasselli di un mosaico indiziario che ci dice che l’omicidio dei carabinieri entrava a pieno di quella strategia che mirava a minare la stabilità del paese. Andava azzerato tutto. Un processo di ristrutturazione come detto da Riina “dobbiamo fare la guerra per poi fare la pace”. Bisognava creare quel clima di terrore».

Ingroia ha confermato le tesi sostenute dal Procuratore Lombardo per poi soffermarsi su un attentato in particolare, quello a Maurizio Costanzo.

La bomba a Costanzo

«Con Maurizio Costanzo si cercavano tre punti: in primis l’eliminazione del giornalista attivo che per primo porto in televisione personaggi dello Stato. Il secondo punto è eversivo. Doveva essere destabilizzante perchè si tratta di un personaggio popolarissimo. Terzo è un messaggio a Silvio Berlusconi. Lui era un uomo vicino a Berlusconi. Li inizia un percorso per convincere Berlusconi che poteva diventare l’uomo che gestiva quel patto. Questo è emerso già da altri processi.
Maurizio Costanzo era contrario che Berlusconi scendesse in campo mentre erano favorevoli Dellutri e Previti».

Per l’avvocato «Il paese e i cittadini hanno bisogno della verità su quel periodo anche le verità più indicibili». E rivolgendosi alla Corte ha detto: «Potete rendere giustizia ai due servitori dello Stato. Giustizia a loro e alle loro famiglie anche se tardivamente. La giustizia arriva tardi ma è importante anche a livello simbolico per dare forza ai servitori giusti dello Stato. E che sia stigmatizzata, invece, quella parte dello Stato deviato. La sentenza di primo grado è stata ineccepibile. Se non ci fosse uno stato corrotto e infedele le mafie non esisterebbero più. Ci sono solo due medicine per uscire da questa situazione di condizionamento e sono verità e giustizia. Ecco perchè questo processo è cruciale perchè ci fornirà le prime dosi di queste medicine. Quindi chiedo la conferma della sentenza di primo grado».

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