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‘Ndrangheta stragista, dopo la condanna parla il carabiniere sopravvissuto: «Non è finita qui»

Per Bartolomeo Musicò, scampato a un agguato di mafia, il processo ha fatto emergere elementi che porteranno a ulteriori conseguenze

‘Ndrangheta stragista, dopo la condanna parla il carabiniere sopravvissuto: «Non è finita qui»

«Mi aspettavo e speravo nella conferma dell’ergastolo». Ha commentato così la sentenza del processo d’appello ‘Ndrangheta Stragista Bartolomeo Musicò, il carabiniere sopravvissuto alla mafia.

La sentenza

Sabato 25 marzo la Corte d’Assiste ha confermato il carcere a vita per il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, espressione della cosca Piromalli. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, applicato alla Procura generale, ha visto confermare la sua richiesta. Entrambi gli imputati sono stati condannati con l’accusa di essere i mandanti del duplice omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo.

Una tragedia consumata il 18 gennaio 1994 sull’autostrada, all’altezza dello svincolo di Scilla. Secondo la Dda, quel delitto e altri due agguati avvenuti a Reggio Calabria ai danni di altrettante pattuglie dei carabinieri rientrano nelle cosiddette stragi continentali. Un disegno che rientra in quella strategia stragista messa in atto da Cosa nostra e ‘Ndrangheta nella prima metà degli anni ’90.

Il ricordo

Ed è ancora vivido il ricordo di quella sera del primo febbraio 1994 in Musicò. «La riconferma di quello che abbiamo ricevuto, parlo a nome di tutti, a luglio del 2020 è una giornata che effettivamente aspettavamo perché credevamo fermamente in questa condanna».

Quella sera il carabiniere era di pattuglia sulla Statale 106 assieme al collega Salvatore Serra. Un gruppo di fuoco spara ripetutamente contro la gazzella: prima davanti e poi sulla portiera del lato passeggero. I due carabinieri vengono feriti, ma riescono a sopravvivere all’agguato. E da sopravvissuto non ha perso un’udienza di questo lungo processo che, però, ha restituito giustizia alle vittime e non solo. Adesso si aspettano nuovi risvolti, ha confermato Musicò. «Io penso che il processo non sia finito qui. Penso che ci siano, anzi, ci saranno e me lo auguro delle conseguenze perché ascoltando tutte le udienze, anche se  distante da Reggio Calabria, ho intuito che sicuramente ci saranno sviluppi».

È uno sguardo commosso e pieno di speranza quella del carabiniere sopravvissuto che ha visto riscrivere sotto i suoi occhi un pezzo di storia che lo ha visto protagonista. Una storia fatta di sangue, stragi e terrore. «Dopo trent’anni è rimasto solo il ricordo – ha detto Musicò – anche se giustamente diciamo sotto la data dell’uno febbraio ci sono sempre ricordi particolari. Ricordo sempre quella serata, però, chi ha una buona famiglia al fianco riesce a superare il tutto. Naturalmente il pensiero va sempre ai colleghi che, purtroppo, non ci sono più. E non mi riferisco solo a Fava a Garofalo ma tutti quelli che hanno subito dei danni seri dalla criminalità».

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