sabato,Aprile 20 2024

Reggio, Rosanna Scopelliti: «Tutelare i familiari delle vittime di mafia, lo Stato resti vicino» – VIDEO

Oggi pomeriggio, nella sala della formazione della Corte d’Appello, il seminario promosso in collaborazione con l’ordine degli avvocati

Reggio, Rosanna Scopelliti: «Tutelare i familiari delle vittime di mafia, lo Stato resti vicino» – VIDEO

«A condizione che l’ufficio responsabile per la concessione dei benefìci dimostri la sussistenza dei rapporti di carattere sociale, economico o patrimoniale tra l’istante e i soggetti citati».

L’argomento è quello della tutela dei familiari delle vittime della criminalità organizzata. Questa è la disposizione, al centro della proposta di legge presentata dai deputati Ascari, De Carlo, Faro, Berti e Martincigliosi, al fine di rendere più effettiva questa tutela.

È stata la deputata pentastellata Stefania Ascari, componente della commissione parlamentare Antimafia, a illustrarla. L’occasione è stata il seminario formativo, promosso dalla fondazione Antonino Scopelliti in collaborazione con l’ordine degli Avvocati di Reggio Calabria, al quale ha partecipato da remoto.

Svoltosi questo pomeriggio presso la sala di formazione della Corte di Appello della città dello Stretto, il seminario è stato moderato dalla project manager della fondazione, Maria Cantone.

Gli interventi

Sono intervenuti, con l’onorevole Stefania Ascari, collegata da remoto come anche il condirettore agenzia Agi Paolo Borrometi, la presidente della fondazione Rosanna Scopelliti, la presidente ff Corte d’Appello Reggio Calabria Olga Tarzia, la consigliera dell’ordine degli Avvocati reggini Natasha Sarra.

Poi ancora Felice Centineo Cavarretta Mazzoleni, avvocato del foro di Palermo e legale dello sportello di sostegno legale vittime di mafia Fondazione Scopelliti, e Walter Ignazitto, sostituto procuratore della dda di Reggio.

Il tema della tutela delle vittime di mafia è da sempre centrale nell’attività della fondazione intitolata alla memoria del magistrato Antonino Scopelliti e presieduta dalla figlia Rosanna Da anni la fondazione si è, infatti, dotata anche di uno sportello legale e psicologico di supporto ai familiari delle vittime.

Non solo benefici economici, ma molto di più

«Da familiare, da figlia che ha perso il padre per mano di mafiosa ancora ignota – ha spiegato Rosanna Scopelliti – e che pertanto non ha potuto neppure vedersi riconosciuto lo status familiare di vittime mafia, comprendo lo stato d’animo di chi si possa essere sentito lasciato solo, come abbandonato dallo Stato.

Uno Stato che non ha saputo tutelarlo e proteggerlo e, nel caso delle vittime innocenti, non ha saputo tutelare e proteggere quelle vittime innocenti. Non solo magistrati ma tutte le persone che con le loro scelte e il loro impegno avevano scelto la legalità e il rigore della legge.

Lo Stato non ha saputo. Non dico che lo Stato non abbia voluto tutelare quelle persone. Una sottolineatura per me essenziale. Io credo nelle Istituzioni e nelle persone che in esse operano e le rappresentano. Non si riduce tutto ai benefici economici ai quali si ha diritto, e che comunque in tante situazioni con il nostro sportello abbiamo registrato essere essenziali.

Credo che il riconoscimento e l’accertamento della verità siano molto più di un sussidio economico. Sono testimonianze concrete e coerenti di uno Stato che si mette accanto a quella vittima. Ecco il senso più profondo», ha sottolineato ancora Rosanna Scopelliti.

La proposta: indagare sul rapporto di parentela

«Credo sia necessario – ha spiegato l’avvocato Felice Centineo Cavarretta Mazzoleni – intervenire sull’accertamento dei requisiti propedeutico al riconoscimento dei benefici. Prevalente è oggi l‘orientamento giurisprudenziale di non riconoscere i benefici in costanza di una parentela entro il quarto grado. Un mancato riconoscimento al quale si procede senza indagare la sussistenza di effettivi rapporti di carattere sociale ed economico con soggetti condannati o anche solo rinviati a giudizio per fatti di mafia.

Gli strumenti per una tutela effettiva ci sono: la legge 512 del 1999 che ha istituito il Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso e la legge 302 del 1990 relativa al riconoscimento dello Status di vittima di mafia.

Serve intervenire, tuttavia, sulle storture generate da certa giurisprudenza molto restrittiva. Con una presunzione Iuris et de Iure, che non ammette prova contraria, spesso si preclude l’accesso ai benefici in caso di parentele entro il quarto grado.

Una interpretazione che di fatto potrebbe ostacolare la piena tutela alle vittime e creare ulteriori fratture tra loro e lo Stato». Lo ha spiegato Felice Centineo Cavarretta Mazzoleni, avvocato del foro di Palermo e legale dello sportello di sostegno legale vittime di mafia Fondazione Scopelliti.

Altre criticità da superare


«La magistratura interviene nel suo terreno di elezione che è quello squisitamente giudiziario. Essa, però, svolge anche un’attività di tipo consultivo per gli organi amministrativi che si occupano del riconoscimento, quindi le prefetture. Lo fa mettendo a disposizione – ha sottolineato Walter Ignazitto, sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria – le conoscenze accertate e frutto delle indagini.

Il sistema funziona anche se ci sono delle criticità. L’ultima relazione relativa alla gestione del fondo di solidarietà del ministero dell’Interno rivela un dato che meriterebbe di essere al centro di un dibattito. In Calabria ci sono state poche richieste di accesso al fondo di solidarietà. La questione meriterebbe un approfondimento. Spero di sbagliarmi ma probabilmente la causa potrebbe risiedere nel fatto che la legge impone al richiedente la costituzione di parte civile nei processi.

Potrebbe dunque essere necessario sollecitare la collettività, le persone offese a partecipare non solo nella denuncia e nella collaborazione con la magistratura e delle forze dell’ordine ma anche nella fase dibattimentale, in cui devono avere la forza di rivendicare i loro diritti», ha sottolinea ancora Walter Ignazitto, sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria.

Il contrasto alle mafie e la tutela delle vittime


«Lo spaccato delle vittime è non può e non deve essere trascurato. Lo stato deve essere presente con una normativa congrua e coerente. Credo che la mera parentela non ci possa bloccare. È necessario la verifica in concreto della situazione per assicurare effettiva tutela. C’è in questa direzione una forte apertura del Ministero che invita le prefetture a stare accanto alle vittime. Uno degli aspetti più drammatici è proprio quello della solitudine e dell’isolamento.

Contrastare le mafie è il nostro obiettivo principale come deve esserlo anche intervenire per sostenere chi ne è stato vittima. Il fenomeno da noi è, purtroppo, ancora molto vivo e presente». Lo ha evidenziato Olga Tarzia, presidente ff Corte d’Appello Reggio Calabria.

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