venerdì,Marzo 29 2024

Il ricordo di Falcone nelle parole dell’ex ministro Martelli: «Perseguitato da mafia e alcuna magistratura»

Un importante confronto voluto da Biesse che ha visto un interessante confronto con il pm Musolino

Il ricordo di Falcone nelle parole dell’ex ministro Martelli: «Perseguitato da mafia e alcuna magistratura»

«Giovanni Falcone era il più importante, il più capace, il più famoso tra i giudici che hanno combattuto la mafia. Per questo nello stesso giorno in cui fui nominato ministro della Giustizia lo chiamai e gli affidai l’incarico più importante del ministero, quello di direttore degli Affari Penali».

L’ex ministro

Sono le parole dell’ex guardasigilli Claudio Martelli che ieri a Reggio Calabria ha raccontato le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere il suo libro “Vita e persecuzione di Giovanni Falcone”.  Un’altra importante pagina di legalità targata Biesse. 

Un momento di confronto importante che ha visto intervenire il Sostituto Procuratore della Procura di Reggio Calabria Stefano Musolino, il Professore Arturo Capone dell’Università Mediterranea e l’avvocato Agostino Siviglia. Ad introdurre i lavori è stata Bruna Siviglia Presidente Nazionale e Fondatrice Biesse Associazione Culturale Bene Sociale. 

Il libro

«Questo libro restituisce al nostro cuore una figura che è stata più volte bocciata e squarcia il velo di ipocrisia delle tante, troppe trame che si annidarono e che si annidano intorno al giudice più famoso di sempre». Lo ha detto l’avvocato Siviglia introducendo l’ex ministro della Giustizia nel 1992. 

«Dopo 30 anni, il 41-bis va probabilmente rivisto e bisogna capire se in determinati casi ne sussistano ancora i requisiti. Mi sono innamorato di Falcone che svolge va la parte più dura del magistrato ma sempre da giudice garantista, mai considerando l’interrogatorio di un pentito come uno scambio.

Con il maxiprocesso – ha detto Martelli – diventa il magistrato più famoso al mondo, ma il 19 gennaio il livello raggiunto dalle 1988 fu clamorosamente fu bocciato da consigliere istruttore: lamagistratura siciliana con la sua maggioranza gli aveva voltato le spalle e la mafia a quel punto ritiene che quell’uomo fosse disarmato e fosse arrivato il momento di colpirlo. Falcone ha rotto diversi tabù, non era un santo ma era certamente un eroe», ha ribadito l’ex ministro.

Il ricordo di Falcone

Nel suo libro Martelli ricorda come con Falcone «abbiamo pensato e organizzato la più organica, determinata ed efficace strategia di contrasto a Cosa Nostra. La mafia reagì uccidendo prima Falcone poi Borsellino. Con una violenza terroristica più efferata e rabbiosa di quella armata in precedenza contro i molti giudici, poliziotti, uomini politici che l’avevano contrastata.

Pur tra tante affinità, la storia di Falcone è diversa da quella degli altri uomini dello Stato che hanno combattuto la mafia. Solo a Falcone è capitato di essere perseguitato in vita non solo da Cosa Nostra, ma anche di essere avversato da colleghi magistrati. Dalle loro istituzioni come il CSM e dall’Associazione Nazionale Magistrati, nonché da politici e da giornalisti di varie fazioni.

Ancora oggi di quest’altra faccia della luna poco si sa perché poco è stato detto. Fece eccezione l’amico più caro di Falcone, Paolo Borsellino. “La magistratura che forse ha più responsabilità di tutti cominciò a far morire Giovanni Falcone ben prima che la mafia lo assassinasse a Capaci”.

Da allora sono passati trent’anni. Per rispetto di Falcone, dei ragazzi che non hanno vissuto quel tempo, degli adulti che non lo hanno capito o lo hanno dimenticato. Sento il dovere di tornare a riflettere per raccontare le verità di allora e quelle più recenti che ho appreso insieme al ruolo di chi, nel bene e nel male, ne fu protagonista dentro le istituzioni dello Stato, nella società e nel mondo dell’informazione».

Il procuratore

Ed è stato il pm Musolino ad affrontare l’altro lato della medaglia guardando al futuro e ai giovani. «Questa è un’occasione molto particolare. Parliamo di queste cose dalla prospettiva di un uomo che ha avuto un ruolo fondamentale in quei passaggi della Repubblica.

Una persona che ha avuto la possibilità anche di collaborare molto da vicino con Giovanni Falcone. È anche un modo per provare a disinnescare alcune valutazioni che nel libro ci sono. Che  tendono quasi a mettere la magistratura sullo stesso piano della mafia nella lotta Giovanni Falcone.

È passato così tanto tempo che forse di queste cose adesso possiamo parlarne più laicamente, con un approccio logico. E questo può aiutare la comprensione non soltanto di quello che è successo ma, soprattutto, darci delle linee per capire il nostro presente, il futuro verso il quale possiamo andare».

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