martedì,Aprile 23 2024

Interdittive antimafia, dall’ergastolo giudiziario alla tutela dell’impresa: il dibattito rimane aperto

Avvocati, Procura e Prefettura a confronto. Musolino ammette: «In passato forse un eccesso di provvedimenti». Tutti uniti per salvaguardare le aziende sane

Interdittive antimafia, dall’ergastolo giudiziario alla tutela dell’impresa: il dibattito rimane aperto

Gl avvocati della camera penale di Reggio Calabria e i giovani avvocati hanno deciso di dare un segnale di vicinanza agli imprenditori ma anche di mandare un messaggio alle istituzioni per segnalare l’importanza del momento applicativo dell’interdittiva antimafia».

L’ergastolo imprenditoriale

«L’interdittiva è uno strumento di contrasto ma è anche uno strumento che può portare degli effetti indelebili sull’impresa e su chi fa impresa». Lo ha spiegato l’avvocato Natale Polimeni docente di diritto fallimentare all’università Mediterranea.

«L’abbiamo definita come ergastolo imprenditoriale. Anche, in altre situazioni, definita con un neologismo come enticidio o omicidio di impresa. Quindi questa misura deve essere correttamente, adeguatamente, in maniera ponderata, applicata». E l’avvocato non ha dubbi: «Una volta che viene annullata, che viene superata con un controllo giudiziario, questa misura continuerà ad avere i suoi effetti indelebili».

Le banche e i controlli

L’avvocato spiega come «questo accade perché entra nel circuito della comunicazione commerciale, la Camera di Commercio, l’Anac. E, quindi, sarà sempre trattata la tua impresa con quell’impresa che è stata infiltrata. Ma il problema più grande è l’accesso al credito per queste imprese. Un sistema come il nostro è un sistema economico banco centrico dove l’accesso al credito è fondamentale. Le banche si approcciano con estrema difficoltà o quasi non si approcciano. Non ti fanno salire a bordo perché hai avuto un’interdittiva e poco importa se è se è stata annullata».

La crisi e gli strumenti per le impresi

Il nostro territorio è in crisi, le imprese sono in crisi. Ma su questo unto il legislatore è avanti. «E già il nuovo codice prevede dei meccanismi di salvaguardia di queste imprese accordi di ristrutturazione, concordati preventivi di continuità, piani di risanamento che sono già utilizzati dal nostro legislatore.

Oggi a questi strumenti può accedere anche chi pensa che da qui a breve diventerà insolvente. Noi dobbiamo solamente individuare quegli strumenti che correttamente applicati consente di salvaguardare l’economia del territorio».

«In passato eccessi di interdittive antimafia»

E ne hanno discusso avvocati e procuratori, presente il Prefetto Massimo Mariani e il procuratore Bombardieri.   «Reggio Calabria ha fatto scuola da questo punto di vista – ha spiegato il pm Stefano Musolino – Abbiamo avuto un periodo in particolare, mi riferisco a diversi anni fa, una diversa gestione della prefettura, con un eccesso probabilmente di interdittive antimafia. Adesso il numero è diventato più ragionevole».

C’è una selezione in cui si fa un uso molto più saggio del discernimento e discrezionalità del prefetto per ricorrere a questi istituti. In ogni caso, anche quando si ricorre a questi istituti il controllo giudiziario consente di evitare che le imprese raggiunte da interdittive antimafia possono subire effetti esiziali a cagione della cessazione dei rapporti con la pubblica amministrazione. Attraverso il controllo giudiziario gestito dal tribunale misure di prevenzione, perciò, l’azienda si dà una struttura organizzativa controllabile dal controllore giudiziario, che può continuare a operare».

Tutelare l’economia sana

E ad avvalorare questa tesi è il procuratore Bombardieri che ha confermato come sia «importante confrontarsi con i protagonisti. Nella sua attuale dimensione, anche dopo la riforma del 2021 che ha inserito degli elementi di contraddittorio molto importanti bisogna avere un quadro generale complessivo sul momento applicativo dell’interdittiva.

E poi bisogna pensare che il controllo giudiziario, anche volontario, costituisce un elemento anche a tutela degli imprenditori. Di quelli che vogliono affrancarsi e non ne hanno la possibilità per una pressione mafiosa. Così si evita l’inquinamento dell’economia sana».

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