Processo Miramare in Cassazione, da Roma trapela ottimismo
Dopo la discussione alla suprema Corte il reato potrebbe essere derubricato
È terminata da qualche minuto l’udienza in Cassazione relativa al caso Miramare. La Cassazione era chiamata a verificare l’ammissibilità dei ricorsi presentati nel mese di aprile dal sindaco sospeso Giuseppe Falcomatà e dagli altri soggetti coinvolti nel caso Miramare: gli assessori Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti. Stessa sorte anche per il segretario comunale Giovanna Antonia Acquaviva, per la dirigente comunale del settore “Servizi alle imprese e sviluppo economico” Maria Luisa Spanò e per l’imprenditore Paolo Zagarella.
Il processo era nato dalle accuse di abuso d’ufficio e falso per presunte irregolarità nelle procedure di affidamento del Grande Hotel Miramare, assegnato a Paolo Zagarella e all’associazione “Il sottoscala”.
La giornata
Il sostituto procuratore generale presso la Suprema Corte Roberto Aniello ha chiesto l’annullamento della condanna perché il reato è prescritto. Motivo, questo, per il quale il pg non ha potuto chiedere il rinvio del processo a una nuova Corte d’Appello. Il magistrato avrebbe spiegato che il fatto forse andava qualificato in maniera diversa e ci potrebbero essere dubbi sulla ricostruzione della vicenda che non possono essere fugati, in quanto il reato è prescritto.
Secondo le indiscrezioni giunte dalla capitale il ragionamento fatto in sede di udienza (che ha escluso l’inammissibilità del ricorso quindi il sindaco tornerà a palazzo San Giorgio) è che Zagarella non avrebbe firmato alcun atto e non avrebbe assunto la gestione dei lavori al Miramare per cui non si configurerebbe l’arricchimento patrimoniale, al limite potrebbe essere derubricato a tentativo di abuso di ufficio.