Operazione “Chirone”, cade l’accusa di infiltrazione mafiosa nei confronti dell’asp

Confermata l’assenza di infiltrazione mafiosa all’Asp reggina. Si è concluso cosi il processo “Chirone” celebrato con il rito abbreviato. Infatti anche i giudici del collegio del Tribunale di Palmi hanno confermato e condannato sei imputati. Sono, invece, 5 le assoluzioni.
L’indagine della Dda di Reggio Calabria ipotizzava l’infiltrazione della cosca Piromalli di Gioia Tauro nell’Azienda sanitaria provinciale.

I giudici hanno condannato per associazione semplice Antonio Madafferi a 4 anni di reclusione, Franco Madafferi a 2 anni e sei mesi, Mario Vincenzo Riefolo 2 anni e sei mesi, Federico Riefolo a 3 anni e sei mesi, Pasquale Mamone 3 anni e sei mesi, Giuseppe Cernuto 3 anni di carcere.
Assolti perché il fatto non sussiste, invece, Girolamo Giuseppe Fabiano Tripodi (imputato considerato dall’accusa l’anello di congiunzione con la cosca Piromalli), Giancarlo Arcieri, Martino Taverna, Francesca Grazia Laface, Giuseppe Fiumanò.

Nell’inchiesta, l’antimafia ipotizza un interesse della cosca Piromalli di Gioia Tauro nell’Asp di Reggio Calabria. Il clan attraverso l’azienda Mct (ritenuta riconducibile al sodalizio) e alla Lewis Medica (che avrebbe invece fatto da schermo, essendo aggiudicatrice di appalti di fornitura presso l’Asp reggina), sarebbe riuscito a ottenere gli ordinativi per la fornitura dei materiali medicali nei presidi dell’azienda sanitaria, in particolare agli ospedali di Gioia Tauro, Polistena, Locri e all’Azienda ospedaliera del capoluogo.

I proventi delle forniture sarebbero stati poi ripartiti tra la Mct di Gioia Tauro e la Lewis Medica di Lamezia Terme nella misura del 50%, secondo gli inquirenti per «eludere le disposizioni in materia di prevenzione patrimoniali», ragione per la quale sono state oggi oggetto di sequestro preventivo.