Emergenza giustizia a Reggio, direttori in stato di agitazione: «Riscriviamo il contratto»
Chiedono al Ministero un incontro al fine di eliminare la bozza di contratto integrativo che «non rispetta la nostra dignità professionale»

Uno stato di agitazione, quello dei Direttori degli uffici giudiziari, proclamato dal Coordinamento Nazionale Direttori Giustizia, che ha visto anche Reggio Calabria protagonista. Una situazione che rischia di generare non pochi disservizi all’intero settore giustizia con ricadute inevitabili sugli utenti finali.
I referenti del Distretto della Corte di Appello di Reggio (il distretto comprende tutti gli uffici giudiziari del territorio provinciale di Reggio Calabria) Luciana Megali, in servizio presso la Corte di Appello di Reggio Calabria ed Domenico D’Agostino, in servizio presso il Tribunale di Reggio Calabria hanno fatto chiarezza su una protesta che li vede protagonisti.
«La protesta nasce dalla bozza di CCNL del settore Giustizia Integrativo del CCNL dell’intero Comparto delle Funzioni Centrali che riunisce tutte le pubbliche amministrazioni ad eccezione degli enti locali e dei settori dell’istruzione, della ricerca e della sanità, che il Ministero della Giustizia ha presentato ai sindacati a fine luglio di quest’anno. A tenore di tale bozza emerge chiaramente un evidente demansionamento della nostra categoria ed una palese dequalificazione del nostro profilo giuridico, connessi, peraltro, all’abolizione della denominazione stessa di “Direttore”».
E comprende quali siano le evoluzioni all’atto pratico è il nocciolo della questione poiché «secondo le intenzioni del Ministero, avallate da alcuni sindacati firmatari del CCNL, dovrebbe avvenire il cambio di profilo dei 1670 Direttori in servizio su tutto il territorio nazionale in “Funzionario dell’organizzazione” con conseguente perdita delle mansioni che oggi svolgiamo: funzioni vicarie del dirigente, formazione del personale, funzioni ispettive, direzione e coordinamento delle sezioni di cancelleria, degli uffici e dell’unità operative».
Il 10 settembre hanno manifestato a Roma, davanti al Palazzaccio, sede della Corte di Cassazione, massimo ufficio giudiziario italiano, chiedendo al Ministero un incontro al fine di eliminare la bozza di contratto integrativo che «non rispetta la nostra dignità professionale e non tiene conto delle elevate e qualificate professionalità che i Direttori ogni giorno dimostrano dirigendo e coordinando gli uffici giudiziari, sacrificando la propria vita privata, gli affetti e gli interessi, consentendo che il “Servizio Giustizia” sia erogato agli utenti con continuità, professionalità ed efficienza».
Le aspettative al momento sono relative alla speranza che «l’amministrazione si muova seguendo e perseguendo l’efficacia, l’efficienza, la funzionalità, l’imparzialità e la giustizia, riconoscendo ai Direttori la professionalità quotidianamente dimostrata sul campo, senza mortificazioni ed umiliazioni ulteriori. La nostra protesta proseguirà, nei limiti e nelle forme democratiche e civili che il mostro ordinamento prevede, fino a quando l’amministrazione giudiziaria non vorrà convocarci per trovare una soluzione dignitosa per noi lavoratori e compatibile con i vincoli finanziari di bilancio».
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