Aggressione ai medici del Gom, Scaffidi: «In arrivo le telecamere per cogliere la flagranza di reato»
Emanato un decreto legge che estende la flagranza di reato a 48 ore dopo gli eventi che hanno colpito anche il personale medico reggino

«Non hanno sentito il mio appello, per quanto io l’abbia espresso a nome di quanti lavorano in ospedale, ma immagino che sia un problema diffuso in tutta Italia. Si è mosso qualcosa, nel senso che è stato emanato un decreto legge il primo ottobre, credo sia il numero 137, che estende la flagranza di reato a quarantotto ore. Questo significa che se entro le quarantotto ore dall’episodio di aggressione si dimostra che il fatto è avvenuto, c’è il fermo, e quindi poi parte il processo».
Due aggressioni, una dopo l’altra, a distanza di poche settimane, hanno segnato anche qui al GOM di Reggio Calabria un punto di non ritorno. Ma questa volta gli appelli hanno trovato un riscontro. «Di fronte a questo già è molto. Adesso ci stiamo attrezzando in ospedale per far sì che questa flagranza venga colta, e può essere colta solo con le telecamere. Stiamo implementando le telecamere, fermo restando che dobbiamo stare attenti alla tutela della privacy, insomma, non è facile, però è già un passo avanti. Perché dimostrare la flagranza, poi, spetta a noi».
E se le difficoltà nel mettere in pratica le nuove normative non mancano, esiste la volontà di non far scemare l’attenzione e sfruttare questo strumento come deterrente. «Per dimostrarlo occorre che qualcuno filmi l’aggressione, e questo è un po’ difficile, perché l’ospedale ha molte zone soggette a privacy. Ma ci stiamo organizzando. Già è qualcosa di positivo il fatto che sia stato raccolto questo segnale, che – ripeto – non è solo mio. Io mi ero limitato, assieme ad altri, a raccogliere le voci all’interno dell’ospedale e a portare la proposta in prefettura, chiedendo che venisse trasmessa al governo. Il governo, in questa occasione, ha risposto. Ora lo strumento c’è, e dobbiamo fare in modo che questi episodi non passino inosservati. Non possiamo prevenirli del tutto, ma almeno chi è responsabile deve pagare, e questo costituisce un deterrente per chiunque abbia intenzione di venire in ospedale a usare violenza».
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