Naufragio di Roccella, una tomba a caso per piangere la figlia ma ora l’esame del Dna conferma: trovato il corpo di Maylan
A distanza di 5 mesi dalla tragedia in cui morirono almeno 60 persone arriva il riconoscimento del cadavere della ragazza uccisa sul barcone. Lunedì l’autopsia. Intanto la madre è partita per la Germania ma prima di sapere del ritrovamento ha pianto nel cimitero di Armo
di Vincenzo Imperitura – Ha finalmente un nome, uno dei corpi recuperati dopo giorni di ricerca nelle acque al largo di Roccella e rimasto finora associato ad un cartellino con un numero. Si tratta della giovane Maylan Qadir, la ragazza irachena di sedici anni che sarebbe stata uccisa da un altro sopravvissuto al naufragio di giugno appena poche ore prima che un veliero battente bandiera francese rinvenisse il relitto del “Barracuda” recuperando i pochi sopravvissuti. È stato l’esame del Dna a confermare l’identità di quel giovane corpo recuperato dal mare e ora, a distanza di cinque mesi dal naufragio, sarà l’autopsia disposta dalla procura di Locri a stabilire quale sia stata la causa della morte della ragazza, chiudendo (forse) il cerchio su una storia tremenda che ha sommato dolore a dolore.
La testimonianza
«Mia figlia è stata uccisa da un uomo durante il viaggio, questo avveniva al terzo giorno di navigazione quando eravamo già in condizione di pericolo. Mia figlia non stava bene, era sul ponte della nave e nei giorni precedenti aveva ingerito acqua di mare e aveva nausea ed era priva di forze».
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