sabato,Maggio 17 2025

«Trattamento ingiustificato», la Corte europea condanna l’Italia per il “41bis” al boss Giuseppe Morabito

Sentenza della Corte europea dei diritti umani che su Morabito scrive: «Novantenne al quale è stato diagnosticato il morbo di Alzheimer, non costituisce un pericolo»

«Trattamento ingiustificato», la Corte europea condanna l’Italia per il “41bis” al boss Giuseppe Morabito

La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per aver continuato a tenere sotto il regime del 41bis un uomo, Giuseppe Morabito (omonimo del più famigerato ‘u tiradritto’), a cui è stato diagnosticato un progressivo deterioramento cognitivo, novantenne, condannato per essere stato un membro di spicco di un’organizzazione criminale di tipo mafioso.

La CEDU «non è convinta che il Governo abbia dimostrato in modo convincente che, nelle particolari circostanze di questo caso, l’applicazione estesa del regime del 41bis fosse sufficientemente giustificata», e ha condannato il Paese per la violazione dell’articolo che proibisce di sottoporre chiunque a trattamenti inumani e degradanti.

Nella sentenza si specifica che «la Corte non vede come una persona affetta da un indiscusso declino cognitivo – e addirittura diagnosticata con il morbo di Alzheimer – e incapace di comprendere la propria condotta o di seguire un’udienza giudiziaria, possa allo stesso tempo conservare una capacità sufficiente per mantenere o riprendere – in un’età così avanzata, dopo quasi vent’anni trascorsi in un regime particolarmente restrittivo – contatti significativi con un’organizzazione criminale».

La sentenza della CEDU copre il periodo fino al 24 maggio del 2023, perché in quella data l’uomo è stato ospedalizzato per essere operato d’urgenza per un’ernia e il 41bis è stato interrotto.

Ma l’avvocato Giovanna Beatrice Araniti, che ha rappresentato Morabito davanti alla CEDU, afferma che il 41bis è stato riattivato, e si augura che la sentenza di oggi pesi sul ricorso che ha presentato in Cassazione per farlo sospendere.

Nella sentenza i giudici della CEDU hanno stabilito che l’Italia non ha violato i diritti dell’uomo continuando a tenerlo in carcere, nonostante lui affermi che le sue condizioni di salute sono incompatibili con la detenzione.

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