lunedì,Maggio 12 2025

La ’Ndrangheta partecipò alle stragi ma per la Cassazione le sentenze sono andate fuori tema

Confermato il patto tra clan calabresi e siciliani nei primi anni 90. Gli ermellini però contestano la ricostruzione del disegno complessivo: «Vaghe ipotesi sugli ultimi 50-60 anni di storia d’Italia non possono passare per verità processuale». Un giudizio che farà discutere

La ’Ndrangheta partecipò alle stragi ma per la Cassazione le sentenze sono andate fuori tema

La ’Ndrangheta partecipò alla strategia stragista di Cosa Nostra. Un passaggio chiave, questo, sul quale la Corte di Cassazione mette un sigillo definitivo. La sentenza che chiede un secondo giudizio d’appello per Rocco Santo Filippone Giuseppe Graviano smonta l’individuazione dei due come mandanti dell’omicidio dei carabinieri Antonino Fava Giuseppe Garofalo ma conferma il contesto, cioè «i rapporti e le cointeressenze tra le due organizzazioni criminali nell’arco temporale degli agguati e soprattutto (…) anche gli incontri tra esponenti di dette organizzazioni criminali sul territorio calabro con cui la ‘Ndrangheta decideva di aderire alla “strategia stragista” di Cosa Nostra, mediante il compimento dei delitti sub iudice anche sul territorio di pertinenza».

Clan calabresi e siciliani hanno pianificato un pezzo di quella «strategia del terrore con l’intento di ridurre lo Stato a trattare in tema di benefici penitenziari e quanto alla disciplina dei “pentiti”». La «causale» degli omicidi dei due carabinieri e del tentato omicidio di altri due militari dell’Arma (Vincenzo Pasqua e Silvio Ricciardo) è stata, dunque, «adeguatamente individuata».

Fondamenti della ricostruzione sono i racconti di personaggi «a pieno titolo inseriti o comunque contigui ai contesti criminali» indagati, «cui si affianca la fondamentale argomentazione di ordine logico secondo cui delitti “eccellenti” potevano essere portati a compimento in territori notoriamente sotto il controllo della ‘ndrangheta solo con il placet delle “cosche” in quel momento dominanti».

Altra dimostrazione della delicatezza di quegli omicidi e tentati omicidi e di quanto fossero stati importanti negli equilibri criminali è «la rapida ascesa di Consolato Villani (già condannato come esecutore materiale, ndr) che – dopo gli attentati – fece “una carriera fulminea” all’interno dell’organizzazione di ‘ndrangheta raggiungendo i gradi più elevati della società maggiore, prima di “evangelista” e poi di “santa”».

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