Gli scambi politico mafiosi nelle intercettazioni dell’operazione “Millennium”: «Il patto con il diavolo lo facciamo noi»
Il procuratore Ignazitto ha fatto emergere uno spaccato inquietante fatto di un sistema capillare gestito dalle cosche capaci di garantire ai politici «di non sporcarsi le mani»

«Soggetti di altissimo livello. Ci sono passaggi delle intercettazioni che inquietano, in cui sostanzialmente si diceva: “il patto col diavolo lo facciamo noi”. E quindi di fatto lasciano apparentemente indenne il politico, che non deve sporcarsi le mani, non ha la necessità di rivolgersi alla criminalità organizzata in via diretta, e fanno questa attività di intermediazione». Il procuratore Walter Ignazitto ha analizzato dettagli allarmanti emersi dall’operazione “Millennium” che non celano intrecci pericolosi e zone grigie tra ‘ndrine e politica.
«Peculiare che questi accordi siano stati stipulati con gruppi che appartengono a mandamenti, e quindi non soltanto del centro ma anche della tirrenica e della ionica. A volte, bisogna anche dirlo, non sono andati a buon fine, nel senso che poi ci sono dei passaggi in cui i soggetti che aspiravano a un certo pacchetto di voti non sono riusciti a ottenere quelli che avevano previsto. Questo da un certo punto di vista è una cosa che consola, perché evidentemente non c’è la capacità piena. E probabilmente il lavoro fatto anche negli anni, da questo punto di vista, ha aiutato».
Soprattutto alle nostre latitudini, il voto di scambio e la corruzione tra mafia e politica rappresentano una delle minacce più gravi alla democrazia. Quando il consenso elettorale viene barattato con favori, denaro o promesse, si spezza il patto tra cittadini e istituzioni. La ‘ndrangheta da sempre sfrutta queste dinamiche per infiltrarsi nel potere decisionale, condizionare appalti, orientare scelte e garantirsi impunità. Così facendo, si crea un sistema malato in cui il merito viene sostituito dalla complicità e l’interesse collettivo sacrificato a vantaggio di pochi.
La corruzione alimenta sfiducia, svilisce la partecipazione e rende il cittadino spettatore impotente. Solo spezzando il legame perverso tra criminalità organizzata e politica si può garantire legalità, trasparenza e futuro e questo lo ha lasciato trasparire chiaramente il procuratore Ignazzitto che, pur confermando i passi avanti fatti in tal senso non ha negato che ad emergere in quest’operazione «c’è l’ostentare la consapevolezza e la ostentata manifestazione delle possibilità di ottenere pacchetti di voti anche importanti che poi, ovviamente, ma questo gli indagati lo dicono espressamente, dovranno essere restituiti in termini di compenso, verso tutta una serie di incarichi e di favori che già in fase di baratto politico-mafioso vengono espressamente indicati».