sabato,Aprile 20 2024

Calanna, tutto pronto per la ventesima edizione del presepe vivente

Il 29 dicembre e il 5 gennaio, dalle 18 alle 20, i visitatori, oltre alla natività, potranno riscoprire antichi mestieri

Calanna, tutto pronto per la ventesima edizione del presepe vivente

Anche quest’anno il Comune di Calanna e la Pro-Loco di Calanna allestiranno la ventesima edizione del presepe vivente nei giorni: 29 dicembre, 5 gennaio, dalle o18 alle 20, nel centro storico di Calanna.

I visitatori, come raccontano il sindaco Domenico Romeo e il presidente della pro loco Pietro Morena, potranno riscoprire antichi mestieri, presenti solo nei racconti sbiaditi dei nonni, in un angolo di paese con stradine rimaste incontaminate dal tempo e lunghe più di un chilometro, dove alcune casette hanno più di un secolo. Nel vecchio borgo aspromontano, lungo il quale verrà allestito il presepe vivente, il visitatore, anche se per poco, si tufferà nel tempo passato, ma non in modo virtuale: tutto ciò che i suoi occhi vedranno appartiene al passato, ma è rigidamente vero. Ammirerà “a forgia ‘i mastru ‘Roccu ”, potrà gustare “ ‘a ricotta ‘i massaru Peppi e donna Mica ” o “ i pastiddoli ‘i nonnu Micu ”.i “crispeddhi cu’ zuccuru, i cummari Filumena”. Continuando il cammino incontrerà: il vecchio pozzo, il campo dei pastori, il cestaio, intento a fare “i panara i canna e virga i bosco”, “u candilaru” che fabbrica le candele sciogliendo la cera delle api, “u stagninu” che stagna le caldaie per “i frittuli”, “a carcara” per cuocere i mattoni di “matu e pagghia” fatti a mano, “u seggiaru” che ancora realizza le sedie di filo, “u buttaru” intento a riparare le botti, donna “Cuncetta” impegnata a fare “ ‘u sapuni i casa” e “ mastru Pascali, ‘u carbunaru”, intento a fare il carbone, “ ‘u parmentu i cumpari Luigi” per poi degustare “ ‘u pani caddu ‘i ranu, ‘ru’ furnu ‘a ligna ” con olio di oliva e “curcuci”. Ammirerà l’impegno e la passione di due anziane donne: una prepara “ ‘i scupi i lisi ” e l’altra fila la lana “ cu fusu ”. Un piccolo laghetto, habitat di anatre e trote, dove le donne lavano i panni raccontandosi le proprie ansie, i propri amori e la vita nella sua quotidianità.

Il visitatore, proiettato, come per incanto, in un clima magico, frastornato dai ricordi e dal suono della “ciaramedda”, “ arganettu e tamburddhu” che lo accompagna per tutto il viaggio, (tanti sono i suonatori), raggiunge la grotta dove ancora il bue e l’asinello riscaldano il bambino Gesù, rappresentato da un bambino di pochi mesi. Il viaggio però non finisce, anzi continua in una coreografia naturale e dove il tempo si è fermato ed il cemento selvaggio, fortunatamente, non è mai arrivato. Il visitatore può ascoltare la voce della natura e del suo cuore e per un attimo potrà tornare un uomo vero, non virtuale. Oltre all’aspetto storico e naturale dell’ambiente, si coglie la religiosità che il presepe suscita in ogni credente. Ogni anno le presenze, nelle cinque giornate, superano le cinquemila unità ed in gran parte sono famiglie con bambini che, per mezza giornata, hanno il piacere di vivere un Natale diverso: meno consumistico, più poetico ed umano.

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