Claudio Paci, stasera una messa per ricordare il musicista scomparso
Alle 19.30 alla chiesa degli Ottimati il ricordo del percussionista dei Mattanza morto in un incidente due settimane fa
Sono passate poco più di due settimane dalla morte di Claudio Paci. Il tempo è troppo poco per elaborare la perdita. E chissà quanto infiniti sono stati questi giorni per la famiglia e per i Mattanza che con lui condividevano una passione chiamata musica. Stasera, alle 19.30, alla chiesa degli Ottimati di Reggio Calabria sarà celebrata una messa per Claudio. Una scomparsa improvvisa e terribile quella del trentenne, morto in un incidente stradale mentre tornava a casa a Milazzo, dopo aver terminato a Reggio le prove col suo gruppo. Un vuoto improvviso arrivato laddove, fino a quel momento si era ricucita a malapena la ferita dolorante di un’altra grave perdita, quella di Mimmo Martino che il sogno dei Mattanza aveva partorito. E anche Claudio, che suonava le percussioni, con la sua spontaneità, con la gioia di vivere aveva contribuito a suggellare il lutto per la perdita e faceva parte integrante del momento di grande ripartenza: il disco “Magnolia”, con la prosecuzione del nutrimento alle radici della tradizione di un popolo, da un lato, e la sperimentazione degli inserti di elettronica. Un esperimento nel quale anche Claudio era motore propulsivo.
Mario Lo Cascio, dalla pagina ufficiale del gruppo «E due parole, dicono, devo scriverle per te, amico mio, fratello nostro, sì perché la gente sappia che sei ancora nei nostri pensieri – scrive uno dei figli di Mimmo Martino, e sono righe intrise di dolore certamente, anche se – spiega – il dolore intimo non lo si vede, ed è come se non ci fosse, che possiamo sorridere ancora ed esorcizzare questo momento con la goliardia che tu conosci bene, ma dobbiamo salutarti ufficialmente, magari raccontare un aneddoto per non appesantire i cuori e rassicurare tutti che andremo avanti; e certo, sarà così. E anche adesso i giorni non passano senza averci dedicato due parole, due note di pianoforte, che se ci si occupa di infinito il resto viene da sé, veramente; perché l’amore sta accovacciato ad ascoltare le parole del cielo ma si sporca le mani perché il cielo rimanga pulito, che poi è quello che facevi tu. Ma a un certo punto le cose cambiano direzione, violentemente, come un’auto che esce fuori strada. Niente è più uguale ma tutto deve continuare come prima; è nel cuore che si è spostato qualcosa, una disattenzione di trasloco, e qualcosa rimane lì, per sempre, nel posto che non era il suo, in quel corridoio dove eri abituato a passare tutti i giorni e che adesso è ostruito e devi girarci intorno, per andare avanti. Perché sono così – conclude – a quanto pare, le cose che ci indicano la strada, come bombe cadute che aprono crateri e ti costringono ad allungare lo sguardo per mantenere intatta la speranza; come quei tuoi occhi lanciati oltre la cima degli alberi a dire: state alti amici, anche adesso».